Pozza avvelenata, a Serle si torna a sperare

di P.BAL.
La nursery per i rospiLa pozza Meder di Serle dopo la rimozione delle sponde inquinate
La nursery per i rospiLa pozza Meder di Serle dopo la rimozione delle sponde inquinate
La nursery per i rospiLa pozza Meder di Serle dopo la rimozione delle sponde inquinate
La nursery per i rospiLa pozza Meder di Serle dopo la rimozione delle sponde inquinate

C’è anche una «nursery» per le coppie di rospi comuni risparmiate dal contatto con l’olio esausto tra gli interventi attuati a Serle per rimediare al disastro ambientale della pozza Meder. È una vasca montata dalla Protezione civile nella quale sono inserite barre di legno d’appoggio, e raccoglie già alcuni cordoni di uova: la nuova generazione di anfibi di Cariadeghe non è stata insomma del tutto annientata dal gesto criminale di sabato scorso. Uno spettacolo che ridà speranza alle decine di volontari (tanti i serlesi al lavoro, insieme a guardie ecologiche e attivisti di Lac, Enpa, Gna, Wwf e Lipu) arrivati persino da Lecco per affrontare l’emergenza, e all’amministrazione comunale che, per proteggere la natura di casa presa di mira da un killer, sta affrontando spese enormi. Il sindaco Paolo Bonvicini, sempre in prima linea in queste ore sull’Altopiano, ha presentato una richiesta d’aiuto alla Regione (Cariadeghe è un Monumento naturale) ipotizzando che per riparare i danni possano servire fino a 100 mila euro. SINTETIZZANDO, insieme al salvataggio e al lavaggio (gratuiti) di migliaia di rospi e decine di rane, il caso Meder ha comportato finora il recupero dell’olio (con spurghi ripetuti e con le spugne speciali fornite gratuitamente come pronto soccorso dall’azienda bresciana «Test1») e la rimozione dello strato superficiale di terreno inquinato circostante la pozza. L’operazione è andata bene: sull’acqua si vede solo un lieve «film» oleoso, e le analisi dell’Arpa, che ieri ha ripetuto i campionamenti in profondità e in superficie, fanno ben sperare per un graduale risanamento naturale del sito. Non solo: a pochi metri dalla Meder (che è ancora blindata da teli plastici), su un’area comunale è stata realizzata una pozza alternativa fatta a regola d’arte, con un fondo in argilla, tessuto non tessuto e terriccio, una Meder bis per gli anfibi ancora in cerca di un sito riproduttivo; e sempre ieri è iniziata la riattivazione della pozza dei Ruchì, in un’altra area di Cariadeghe, destinata alla «quarantena» dei rospi avvolti dall’inquinante. •

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