Cultura rurale, una scommessa
La casa del rilancio è a Rebecco

di Edmondo Bertussi
Gli antichi edifici da restaurare del borgo di Rebecco, a Pezzaze
Gli antichi edifici da restaurare del borgo di Rebecco, a Pezzaze
Gli antichi edifici da restaurare del borgo di Rebecco, a Pezzaze
Gli antichi edifici da restaurare del borgo di Rebecco, a Pezzaze

Quello di Rebecco è un antico, minuscolo borgo dell’alta Valtrompia per il quale è pronto un grande futuro: diventerà un «Centro di valorizzazione e sviluppo della cultura rurale» grazie a uno dei progetti già finanziati (per 712 mila euro) dalla campagna «V@lli Resilienti», che punta al rilancio delle zone fragili di Valtrompia e Valsabbia con fondi della Fondazione Cariplo.

Lo scopo: far rinascere il complesso di Lavone di Pezzaze al di là dal fiume, poco dopo la scuola media consortile, perchè diventi uno strumento di supporto agricolo, ecologico e culturale alle azioni di sistema della Comunità montana nei settori agroalimentare, culturale ed educativo.

L’hanno già chiamata «Rebecco farm», e qui fino a metà ’800 funzionava un forno fusorio spazzato via dalla piena del 1850. Poi era nata la famosa officina del fabbro Cavaliere della Repubblica Lionello Zubani, quello del- l’inferriata in ferro battuto della villa Beretta di Gardone; e funzionava anche una cascina. In posizione strategica (vicino c’è il forno fusorio di Tavernole, non lontano il mulino del quattrocento di Marmentino e le miniere verso Pezzaze, Bovegno e Collio) e si affaccia su una rete di sentieri: un posto ideale per il passaggio per la ipotizzata ciclabile dell’alta valle.

GRAZIE poi alla possibilità di creare posti di lavoro e una scuola di mestieri, per esempio di muratore tradizionale, e al fatto che è prevista la catalogazione dei beni rurali e di archeologia industriale in collaborazione con l’Università, il progetto è stato vincente per la Fondazione Cariplo. Il soggetto attuatore è la Comunità montana, e sono coinvolti una ventina di aderenti alla rete, da Civitas al Gal passando per Coldiretti.

Lo stato dell’arte? Si parte col recupero di tre corpi di fabbrica per 300 metri quadri in stato di abbandono acquisiti alla disponibilità pubblica con una convenzione di 20 anni. A inizio giugno, poi, è decollata una delle tre fasi previste: gli incontri in Comunità con giovani, amministrazioni, imprese agricole per immaginare insieme, con una progettazione partecipata, il nuovo Centro di valorizzazione e sviluppo della cultura rurale. Da questa fase si passerà alla ricerca del soggetto gestore, presumibilmente una aggregazione di cooperative, imprese e agenzie che operano nei diversi settori interessati: agricoltura, formazione, cultura e sociale.

Un gestore che sarà partner operativo durante il restauro e prima ancora, avendo a disposizione gli spazi agricoli esterni agli edifici, per avviare le attività di produzione agraria. Per provarci avrà a disposizione un contributo di avvio, come per una start up, di 20 mila euro all’anno per tre anni. Il bando per la selezione delle migliori candidature sarà a fine luglio.

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