Da Tavernole al Kenya e ritorno
Un lungo filo rosso di solidarietà

di Edmondo Bertussi
Alcuni dei volontari del gruppo «Kenia» di Tavernole durante una delle tante missioni in Africa
Alcuni dei volontari del gruppo «Kenia» di Tavernole durante una delle tante missioni in Africa
Alcuni dei volontari del gruppo «Kenia» di Tavernole durante una delle tante missioni in Africa
Alcuni dei volontari del gruppo «Kenia» di Tavernole durante una delle tante missioni in Africa

A Tavernole esiste una realtà speciale: il gruppo «Kenya», che dal 1966 opera in semplicità e senza clamori a favore di una comunità poverissima della nazione africana, in provincia di Meru, con referenti due sacerdoti di laggiù. Un filmato diffuso da alcuni di loro, in Kenya nel 1995, era stato l’innesco per un fuoco di generosità: attorno al gruppo storico di Tavernole con anima da sempre la vulcanica Antonella, in Africa ribattezzata Antomakena (donna felice), si è coagulato un centinaio di generosi, tanti giovani, dei paesi vicini, gardesani, da più parti della provincia. In gruppo vi passano le loro ferie a conoscere famiglie, aiutare, verificare e lavorare.

«SE CI SONO generosità e volontà non occorrono apparati: la flessibilità diventa un vantaggio», spiega Antonella. Come sempre si sono ritrovati per la loro festa annuale al Forno Fusorio, zeppo di genitori e alunni delle scuole, a rivivere le emozioni della loro ultima trasferta estiva. Nel ’96 cominciavano avviando il sostegno scolastico per più di un centinaio di bambini, oltre a quello alimentare e l’aiuto a famiglie di ammalati.

In vent’anni i tanti fili messi insieme sono diventati un forte legame a 360 gradi. «In Kenia - spiega Antonella - ci siamo sentiti accolti: i viaggi sono sempre un’esperienza di conoscenza e condivisione, un modo per guardare l’Africa e per lasciarsi guardare e cambiare, nel pieno rispetto reciproco. Cerchiamo di trasmettere e allargare queste esperienze durante l’anno, in parrocchie vicine e scuole della provincia, con le bancherelle solidali e tanto altro».

HANNO AIUTATO a rifare il tetto dell’ospedale di Igoji, inviato strumenti musicali per ciechi, libri, materiale scolastico e indumenti. Il Kenya chiama e loro rispondono. Risolvono subito situazioni di bisogno come il tetto di una capanna cadente o la costruzione di un raccoglitore di acqua per il dispensario di Iruma. Bastano poche centinaia di euro e si garantisce uniforme scolastica e ciotola di riso ogni giorno per i bambini, la capra per il latte a cinque. Affrontano problemi piccoli di singoli o famiglie, ma contribuiscono anche a quelli grandi: un acquedotto una scuola, un orfanotrofio come quello a Mateti Meru con padre Francis. A Kathigu è diventato il loro «sogno» la scuola avviata con padre Alex Kiruja: quest’anno hanno visto aggiunta una nuova aula. Info anto.makena@gmail.com.

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