Minacce e botte dai
rapinatori: a Magno
una Pasqua di terrore

di Mario Pari
Sulla rapina violenta avvenuta nel giorno di Pasqua ora indagano i carabinieri di Gardone Valtrompia
Sulla rapina violenta avvenuta nel giorno di Pasqua ora indagano i carabinieri di Gardone Valtrompia
Sulla rapina violenta avvenuta nel giorno di Pasqua ora indagano i carabinieri di Gardone Valtrompia
Sulla rapina violenta avvenuta nel giorno di Pasqua ora indagano i carabinieri di Gardone Valtrompia

«Non chiamare i carabinieri altrimenti torniamo e ti uccidiamo». Nella piccola frazione il terrore si è materializzato intorno alle 16.30 di Pasqua. Orsola Zoli, 75 anni, la paura di morire l’ha avuta davvero. E quando, com’è successo a Magno, frazione di Gardone Valtrompia, ti ritrovi con un coltello alla gola, paura che il peggio diventi realtà inevitabilmente c’è. A MAGNO ieri non si parlava d’altro. Nel piccolo centro, del resto, la popolazione della parte a nord del paese ha un’età mediamente alta. E la rapina particolarmente violenta a Orsola ha scosso gli animi di chi si ritrova a rispondere a interrogativi che forse fino a qualche ora fa non si era posto. Una certezza sembra però difficilmente sgretolabile: i due sapevano. I due sono i rapinatori descritti come «uomini di colore che parlavano piuttosto bene l’italiano, uno un po’ più grande dell’altro». Sapevano che prima o poi la signora Zoli sarebbe rincasata dal pranzo pasquale. Ed è avvenuto, appunto, alle 16.30, quando ha aperto la porta di casa, è entrata nell’appartamento al secondo piano sopra la forneria, nella piazzetta davanti al bar, e si è diretta in bagno. Il rumore proveniente dalla sala, l’ha sentito quasi subito. Perché il blitz dei due rapinatori è stato istantaneo. Una volta in casa, hanno chiuso a chiave, strappato il telefono fisso e si sono fatti consegnare il cellulare. Poi ogni istante è stato segnato da un crescendo di gesti e azioni criminali fino alla minaccia più pesante. Prima quel pezzo di maglietta usato per tapparle la bocca, poi gli spintoni che l’hanno fatta cadere sul divano. E quella domanda, ripetuta, urlata: «Dov’è la cassaforte?». Orsola Zoli ha provato a resistere. Ha anche indicato un cassettone dove poi è andata a prendere i contanti che teneva lì. Non sono bastati. Volevano la cassaforte e sono riusciti alla fine a trovare il forziere. Ma serviva la combinazione ed è spuntato il coltello. L’anziana non ha avuto scelta. Loro, l’avevano. Avrebbero potuto prendere il denaro e andarsene, ma è andata diversamente ed è stata violenza. È stato un sacchettino di monete picchiato violentemente sul capo dell’anziana fino a romperlo. È stata una sberla. Lei terrorizzata ha capito che, per quanto entrambi criminali, erano diversi. «Così mi fate morire» ha implorato. Il rapinatore che non l’aveva colpita è andato a prendere un bicchiere d’acqua. Prima di andarsene l’hanno legata con una sciarpa, poi quella frase: «Non chiamare i carabinieri altrimenti ti ammazziamo». Quando, dopo essersi liberata, è uscita sul balcone e ha dato l’allarme, dal bar nella piazzetta sono saliti a soccorrerla. Poi la telefonata ai carabinieri che sono arrivati immediatamente per i rilievi, per le indagini. Per dare una risposta tempestiva a chi si è impadronito di un bottino che cambia la vita solamente alla persona costretta a ripartire dalle percosse subite. Dagli esami al pronto soccorso, in una Pasqua che in ogni caso, nei ricordi, segnerà anche quelle a venire. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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