Pontogna, un rifugio da passerella

di MARCO BENASSENI
Mai più a secco La nuova cisterna del rifugio Cai in Pontogna
Mai più a secco La nuova cisterna del rifugio Cai in Pontogna
Mai più a secco La nuova cisterna del rifugio Cai in Pontogna
Mai più a secco La nuova cisterna del rifugio Cai in Pontogna

MARCO BENASSENI TAVERNOLE Per questo che è una sorta di luogo di culto per gli amanti della montagna l’onda della fuga dalle città successiva alla pandemia non ha cambiato molto le cose. Perché lo storico rifugio della sezione del Cai di Gardone nella località Pontogna, sul territorio di Tavernole, ha sempre attratto moltissimi visitatori. È anche la stagione in corso sta dando risultati positivi. Il merito principalmente del progetto di vita portato avanti dalla famiglia Silvestri, che da anni accoglie qui gli ospiti proponendo buon cibo e un ottimo servizio (il rifugio ha 42 posti letto e circa 70 posti a sedere nello spazio adibito a bar e ristorante), ma anche della già citata sezione gardonese del Club alpino italiano, proprietaria della struttura, che negli anni ha sempre investito per valorizzarla. L’ultimo intervento di miglioramento delle dotazioni, in questo caso davvero importante alla luce del clima profondamente cambiato, è stato terminato qualche mese fa con la posa di una cisterna interrata dalla capacità di novemila litri, necessaria per garantire una scorta d’acqua anche in periodi asciutti. Come quelli, interminabili, che abbiamo conosciuto in inverno e in primavera. «Non è il caso di quest’anno, visto che le recenti piogge hanno rimpinguato le falde - spiega Mauro Baglioni, consigliere del Cai - ma abbiamo voluto interrare la cisterna in modo che, nei momenti di scarsità d’acqua, ci sia un minimo di scorta che consenta al rifugio di proseguire con le normali attività di accoglienza». Problema acqua addio L’acquisto e la posa della cisterna hanno richiesto un investimento di seimila euro, di cui circa 4.000 arrivati attraverso un contributo del Cai centrale. «Quello in Pontogna è un bel punto di sosta che funziona bene, gli ospiti sono contenti e il rifugista guadagna, questo è fondamentale - continua il consigliere -. Nel tempo abbiamo fatto importanti ristrutturazioni per valorizzare sempre di più l’immobile e assicurare il massimo a chi lo frequenta». In effetti l’elenco delle opere è davvero significativo. Anche in termini economici. Negli ultimi anni, approfittando anche della chiusura forzata per la pandemia, il Club alpino ha creato alle spalle dell’edificio una piazzola per l’atterraggio dell’elicottero (per le emergenze sanitarie) e l’impianto antincendio è stato adeguato alla normativa. «Per questo ultimo miglioramento abbiamo dovuto modificare la struttura della costruzione, poiché la cucina, dotata di fuochi a gpl, non aveva uno sfogo diretto sull’esterno - precisa Baglioni -. Il gas è pesante, perciò non esce dalla finestra in caso di fuga, bensì rimane a terra. Con i lavori effettuati può invece disperdersi all’esterno. Inoltre, sempre per migliorare la sicurezza del nostro stabile della Pontogna è stata realizzata una scala antincendio e sono state segnalate tutte le vie di fuga in caso di emergenza». La messa a norma è costata circa 85 mila euro, di cui 55 mila finanziati da un bando della Regione Lombardia, mentre per i restanti 30 mila il Cai ha dovuto accendere un mutuo che viene pagato con il canone di affitto versato dal gestore del rifugio. Il servizio, lo ricordiamo, in estate è garantito tutti i giorni, mentre durante le altre stagioni funziona solo nei fine settimana. Oltre all’accoglienza interna, l’area esterna offre una parte attrezzata con un portico e dei tavoli da pic nic.

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