Tre bresciani in manette per ricettazione di uccelli

di Paolo Baldi
Due nidi di tordo rubati in natura e sequestrati: la materia prima di un traffico colossaleLa destinazione finale degli uccelli spacciati come allevati
Due nidi di tordo rubati in natura e sequestrati: la materia prima di un traffico colossaleLa destinazione finale degli uccelli spacciati come allevati
Due nidi di tordo rubati in natura e sequestrati: la materia prima di un traffico colossaleLa destinazione finale degli uccelli spacciati come allevati
Due nidi di tordo rubati in natura e sequestrati: la materia prima di un traffico colossaleLa destinazione finale degli uccelli spacciati come allevati

Dall’estate ai giorni scorsi, i carabinieri forestali che fanno capo al Gruppo di Brescia, con quelli di Vobarno in prima fila, avevano già effettuato sei arresti legati al traffico illegale di avifauna, e nelle ultime ore, un’indagine dalle dimensioni colossali li ha visti nuovamente protagonisti e, incredibilmente, in alcuni casi alle prese con le persone già ammanettate poco tempo fa. Questa volta, affiancati negli interventi dai colleghi del reparto antibracconaggio Soarda, hanno aperto l’ampia parentesi bresciana di una maxi inchiesta coordinata dalla procura della Repubblica di Trento e affidata (o meglio creata) dal corpo forestale (lì è ancora tale) della Provincia autonoma di Trento. Un’inchiesta appunto colossale, partita dal fiorentissimo traffico di nidiacei di tordo bottaccio, sassello, cesena e merlo che vengono rubati direttamente nei nidi costruiti negli sterminati meleti del Trentino e dell’Alto Adige, per poi essere inanellati per classificarli come esemplari d’allevamento, e infine distribuiti ai cacciatori da capanno come richiami vivi. L’EFFICACE lavoro d’indagine che i forestali trentini svolgono da anni per catturare ladri di nidi e finti allevatori che diventano ricettatori ha fatto nascere un gigante: l’inchiesta ha portato finora all’arresto di 18 persone (prevalentemente sono ai domiciliari, ma in sette sono in cella), tre delle quali nel Bresciano, all’iscrizione nel registro degli indagati di altre 50, a 46 perquisizioni, al sequestro di 20 mila uccelli vivi e morti e di strumenti e materiali per la falsificazione degli anellini identificativi. Il tutto indagando in Trentino, Lombardia, Veneto, Friuli, Marche, Toscana e Campania. Una parte degli uccelli rubati e commercializzati arrivava anche dall’estero, ma i forestali trentini hanno stimato che in maggio e giugno solo dal loro territorio sparissero oltre mille pulcini, del valore unitario iniziale di 30 euro che saliva anche fino a 300 nell’età adulta. La centrale di smistamento dell’enorme traffico era a Treviso, e tra le persone ora in cella c’è il trevigiano già arrestato solo pochi giorni fa dai militari di Vobarno al casello di Brescia Est mentre stava per cedere un carico di turdidi a tre acquirenti bresciani. Dal Veneto, poi, gli animali finivano in mezza Italia. Per esempio nelle uccellerie di Verziano (in città) e di Mazzano i cui titolari sono finiti ai domiciliari con le accuse di ricettazione e riciclaggio. La ricettazione si spiega semplicemente con la rivendita di refurtiva, ovvero gli uccelli rubati in natura e messi sul mercato come se fossero il prodotto di un allevatore; il riciclaggio è invece relativo alla manomissione o all’uso improprio degli anelli identificativi (articolo 471 del Codice penale). Per esempio l’uccellatore cittadino, al quale sono stati sequestrati decine di turdidi e i cui registri di carico e scarico erano rigorosamente «bianchi» (non aveva un solo esemplare registrato), utilizzava anellini degli anni precedenti piazzandoli sulle zampe di uccelli nati quest’anno; e viceversa. IL TERZO bresciano finito (nuovamente) in manette è un uccellatore di Botticino, formalmente disoccupato, già arrestato in estate a Rezzato mentre tornava da Treviso, appunto, con un carico di tordi rubati e «legalizzati» destinati al già citato rivenditore cittadino. Ma i carabinieri forestali bresciani hanno fatto anche altro nell’ambito di questa inchiesta. Hanno perquisito un agnosinese già finito nei guai nell’operazione prima citata di Brescia Est, e un trafficante di Polaveno. Sono entrambi nuovamente indagati per ricettazione e riciclaggio, e il valtrumplino in particolare aveva ricevuto mesi fa un carico di tordi «falsificati» dal Veneto in buona parte già rivenduti. A completare l’opera, nel congelatore aveva 30 pettirossi e 10 frosoni (entrambe specie protette) abbattuti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti