A prova di mafia:
«Libera» traccia
la giusta rotta

di Stefano Martinelli
Giuseppe Giuffrida ha presentato il nuovo corso di «Libera»
Giuseppe Giuffrida ha presentato il nuovo corso di «Libera»
Giuseppe Giuffrida ha presentato il nuovo corso di «Libera»
Giuseppe Giuffrida ha presentato il nuovo corso di «Libera»

«Lottare contro la mafia significa combattere per la dignità di ogni uomo, vuol dire accendere una luce laddove qualcuno ha imposto il buio». Così il nuovo referente provinciale di Libera Giuseppe Giuffrida si è presentato alla prima assemblea del 2017 dell’associazione, che si è svolta all’istituto comprensivo Kennedy in città, forte di un’esperienza che in passato l’ha visto membro dello staff regionale per i beni confiscati. Le parole del fondatore di Libera don Ciotti paiono aver tracciato la strada davanti a Giuffrida. Se la legalità «è la ricerca di uno strumento che abbia come fine la giustizia, anche sociale», la concretezza non poteva che caratterizzare il primo progetto di Giuffrida. «Il coordinamento territoriale si strutturerà seguendo una nuova composizione - annuncia -. Vengono istituiti quattro dipartimenti, ciascuno con un compito specifico». Memoria e formazione, beni confiscati, analisi del territorio e dei fenomeni criminogeni e politiche giovanili sono le strade che il ramo bresciano dell’associazione prenderà nei prossimi mesi.

«Vedo l’antimafia come qualcosa di positivo e propositivo, non una difesa dagli attacchi nè tantomeno ad un allarme sociale - spiega Giuffrida -. Il sorriso e il dialogo sono armi a nostra disposizione. Di certo però è fondamentale saper leggere la realtà mutevole che ci circonda, dove i fenomeni criminali spesso si sviluppano in un contesto fertile per il loro sorgere». In questo Brescia ha fatto tristemente scuola, dallo scarico illecito dei rifiuti alle false fatturazioni, «ma di positivo c’è che, rispetto al passato, la consapevolezza sul fenomeno mafioso al nord, e dei presupposti che lo fanno crescere e concedono spazi per la sua infiltrazione, è decisamente cambiata», sottolinea il referente di Libera, che con 260 iscritti nel 2016 è in continua crescita. Uno degli ambiti dove il nuovo modo di guardare alla criminalità organizzata si è maggiormente sviluppato è quello dei beni confiscati. «Sono 136 in tutta la provincia di Brescia, cifra che comprende anche quelli sequestrati per reati economici e a seguito di sentenze di primo grado non ancora passate in giudicato - precisa Giuffrida -. Circa il 60% di questi immobili è stato riconvertito ad uso sociale. Sugli altri si è fermi ed è per questo che stiamo spingendo per la riapertura del tavolo in prefettura che deve decidere sulla loro destinazione».

L’11 marzo una di queste strutture (un appartamento) verrà inaugurata a Lumezzane, dopo la sua assegnazione alla cooperativa Il Mosaico che la utilizzerà per creare un centro di assistenza per le donne vittime di violenza. Proprio in questo consiste l’impegno di Libera, nel riportare la vita laddove qualcuno provò a soffocarla.

Suggerimenti