Appalti truccati,
ex sindaco di
Malonno in cella

Le automobili dei carabinieri accompagnano in caserma l’ex sindaco di Malonno e le altre cinque persone finite agli arresti domiciliari
Le automobili dei carabinieri accompagnano in caserma l’ex sindaco di Malonno e le altre cinque persone finite agli arresti domiciliari
Le automobili dei carabinieri accompagnano in caserma l’ex sindaco di Malonno e le altre cinque persone finite agli arresti domiciliari
Le automobili dei carabinieri accompagnano in caserma l’ex sindaco di Malonno e le altre cinque persone finite agli arresti domiciliari

Lino Febbrari Doveva essere lo strumento per innalzare l’asticella della trasparenza nell’affidamento dei lavori pubblici, snellire la burocrazia, rafforzare il potere contrattuale degli enti locali e alimentare una concorrenza virtuosa tra le aziende. Invece, secondo i magistrati, la Centrale unica di committenza dell’Unione delle Alpi Orobie Bresciane era diventata suo malgrado il volàno di un sistema scandito da appalti truccati, corruzione e aste pilotate. Il fulcro era il sindaco dimissionario di Malonno Stefano Gelmi, arrestato all’alba di ieri. Gelmi è l’unico destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere tra gli undici indagati. IL GIP CESARE Bonamartini ha disposto invece gli arresti domiciliari per gli impresari edili Remo Fona, Rocco Mastaglia e Andrea Cattaneo, tutti di Malonno. Stessa misura a carico di Gianpaolo Albertoni di Corteno Golgi e Morena Piloni di Edolo, dipendenti pubblici in servizio fino allo scorso anno alla Cuc e responsabili per la procedura di gara per opere pubbliche nel Comune di Malonno. Obbligo di firma per altri 5 imprenditori coinvolti, seppur con ruolo marginale, nell’inchiesta condotta dal pm Ambrogio Cassiani che ha fatto luce su tre appalti, per opere da un milione di euro, che sono risultati pilotati. Le ditte che partecipavano al bando sapevano prima quando la gara veniva pubblicata on-line, in modo da poter saturare con le loro offerte il numero dei concorrenti ammissibili e ridurre al minimo i ribassi di offerta. Costituivano una vera e propria cordata allo scopo di far vincere una determinata impresa e beneficiare dei conseguenti subappalti, evitando così una scomoda concorrenza. In un caso addirittura i dipendenti pubblici avrebbero aperto una busta e modificato l’offerta di un imprenditore coinvolto, che era stata superata da un altro impresario che aveva deciso di rompere gli accordi e muoversi in autonomia. In quel caso, in cambio, a Morena Piloni era stato garantito un appalto per il fidanzato titolare di un’attività nel settore dell’edilizia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, tutti i soggetti coinvolti nell’inchiesta, a vario titolo, avrebbero realizzato un profitto a spese della collettività: gli amministratori pubblici ottenendo denaro contante o commesse per i propri familiari, gli imprenditori appalti con cospicui margini di guadagno. Sotto la lente dell’inchiesta sono finite le opere di illuminazione pubblica, del rifacimento dei marciapiedi e delle opere sulla biblioteca. Secondo il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, le dimissioni del sindaco di Malonno Gelmi, che una volta iscritto nel registro degli indagati aveva fatto un passo indietro a novembre, «non hanno mutato lo scenario». Anche in considerazione del fatto che «l’ex primo cittadino, già sindaco anche dal 2012 al 2017, risulta titolare di uno studio tecnico associato tra geometri che ha partecipato a gare pubbliche in altri Comuni della Vallecamonica». C’era quindi il rischio concreto di reiterazione del reato, e per questo Gelmi si trova ora in carcere. Le indagini sono state condotte in questi mesi dal maresciallo Rosario Fazio, comandante della stazione di Edolo, e Devis Kaswalder, responsabile del nucleo Radiomobile della compagnia di Breno. Le ordinanze di custodia cautelare sono state notificate ieri mattina. L’ex sindaco e le altre 5 persone ai domiciliari sono state accompagnate nella caserma di via Treboldi a Edolo per le formalità di rito. •

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