Assalto ai
bancomat, azzerato
il commando

di Paola Buizza

L'Italia, per loro, era il «Paese della cuccagna». Un territorio da razziare - nella convinzione di restare impuniti- con serialità e rapidità. Da novembre 2015 a maggio 2016 hanno sradicato bancomat, rubato auto e furgoni, messo a segno furti in negozi di abbigliamento di lusso per un bottino complessivo stimato in 500 mila euro e un danno economico pari a un milione di euro. Dieci i colpi commessi nella Bassa Bresciana, sette nelle province di Ravenna, Rimini e Forlì, Cesena; 58 i capi di accusa contestati.

La banda di pendolari del crimine sgominata dai carabinieri del comando provinciale di Brescia, in collaborazione con la Polizia romena sotto il coordinamento del pubblico ministero Ambrogio Cassiani della Procura della Repubblica di Brescia, era «particolarmente affiatata e coesa». Così l’ha definita il giudice per le indagini preliminari nell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di otto stranieri. Cinque romeni sono finiti in carcere nel loro Paese d'origine, tre moldavi sono latitanti. In Italia «soggiornavano» giusto il tempo per fare i sopralluoghi, sradicare i bancomat e spartirsi il bottino.

Fra gli assalti loro contestati rientra anche quello del gennaio 2016 a Calcinatello nel corso del quale il furgone utilizzato dai malviventi per derubare il forziere venne raggiungo da alcuni colpi di arma da fuoco sparati da un cittadino del luogo.

Le indagini dei carabinieri di Verolanuova sono iniziate la notte dell'8 novembre 2015 quando cinque stranieri, tutti con il volto coperto e armati di mazze e asce, presero di mira uno sportello bancomat di Offlaga. Nel video ripreso dalle telecamere di sicurezza della banca – che ha fornito elementi importanti agli investigatori – i malviventi si vedono all'opera mentre usano un furgone come ariete per sfondare la vetrina della banca, imbragano il bancomat e lo sradicano trascinandolo con un gancio. Un modus operandi replicato in ogni colpo. Quarantamila euro il bottino di quella notte contenuto nel forziere aperto con una mototroncatrice e spartito tra i cinque. Al vertice dell'organizzazione con «struttura modulare» c'era un romeno di 37 anni, proveniente da un piccolo paese a 600 chilometri da Bucarest.

BASE LOGISTICA in Italia era la struttura di un moldavo a Cellatica. Qui gli stranieri si appoggiavano nei 3/4 giorni necessari per mettere a segno i loro furti prima di tornare a casa. Il colonnello Luciano Magrini, comandante provinciale dei carabinieri, ha spiegato che la banda «aveva una conoscenza del territorio superiore a quella di molti bresciani: vie di circolazione e di fuga, dislocazione degli uffici di polizia sul territorio provinciale e tempi di percorrenza per raggiungere le varie località». Nulla era affidato al caso: «di giorno facevano i sopralluoghi - ha aggiunto il maggiore Gianfranco Corsetti, al comando dei carabinieri di Verolanuova -, di notte agivano, sempre dopo le due». Mete preferite: i paesi della provincia in cui la presenza delle forze dell’ordine è minore rispetto al capoluogo o all’hinterland. «Durante i sopralluoghi si accertavano di colpire bancomat remunerativi e che nella vicinanza ci fossero zone di campagna non illuminate e luoghi dove appartarsi e abbandonare i veicoli rubati utilizzati per i furti» ha aggiunto Corsetti.

I bancomat non erano l’unico obiettivo: a carico dei malviventi risultano anche due furti a negozi con abiti griffati tra le province di Brescia e Verona. Abiti che venivano portati in Romania e venduti attraverso un gruppo chiuso su Facebook. Nel corso delle perquisizioni a Cellatica i carabinieri hanno trovato alcune centraline utilizzate per l’avviamento dei furgoni rubati, sim card, e una piccola cassaforte con 13 mila euro.

Suggerimenti