Bruciata viva sulla terrazza Intercettazioni sotto la lente

Il palagiustizia   di  Brescia
Il palagiustizia di Brescia
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Il palagiustizia di Brescia

Una telefonata cruciale da esaminare, poi la decisione. Passa anche dall’intercettazione di una conversazione con la sorella il destino di Aishe Vrapi, l’albanese 32enne residente a Orzinuovi imputata con l’accusa di omicidio volontario della suocera Nurije Prezje, 71 anni, che morì bruciata viva sul balcone della sua abitazione nel novembre del 2013. Il gip Cesare Bonamartini ieri ha disposto l’analisi di una conversazione telefonica in albanese fra l’imputata e la sorella, avvenuta alcuni giorni dopo la tragedia. La registrazione sarà esaminata da un perito incaricato dal tribunale e da un consulente tecnico di parte. Su Nurje Vrapi pende una richiesta di condanna a 18 anni di reclusione. Il processo si sta svolgendo con rito abbreviato. Il legale difensore, Stefano Paloschi, nel frattempo sottolinea quelli che sarebbero alcuni punti salienti della vicenda: «Fra la mia assistita e la vittima in realtà non c'erano litigi continui. Sì, non andavano d’accordo, ma non è vero che gli scontri erano all’ordine del giorno. C’era anzi una sorta di tregua forzata nel rispetto degli equilibri familiari. L’accusa sostiene poi che l’imputata abbia versato del liquido infiammabile sulla vittima. Mi chiedo, a tal proposito, come può essere possibile che sugli indumenti della Vrapi non sia stata trovata alcuna traccia di questo liquido, e come le sue impronte non siano state individuate sui reperti». Il 22 febbraio sarà dunque analizzata la telefonata in cui, secondo l’accusa, la Vrapi si sarebbe lasciata sfuggire dichiarazioni compromettenti. Nell’udienza del 14 marzo è attesa la sentenza del giudice.A.M.I.

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