Christian, un
dramma che
attende verità

di Cinzia Reboni
Christian Corso: sono trascorsi duecento giorni dalla sua morte
Christian Corso: sono trascorsi duecento giorni dalla sua morte
Christian Corso: sono trascorsi duecento giorni dalla sua morte
Christian Corso: sono trascorsi duecento giorni dalla sua morte

Duecento giorni di dubbi, dolore e interrogativi per ora senza risposta. Dal 29 dicembre dell’anno scorso Carmela e Nando Corso aspettano di sapere perché il loro piccolo Christian è morto. Una risposta che non è ancora arrivata a sciogliere un groviglio di dubbi che ancora, anzi ogni giorno, scandiscono la giornata di due genitori di Bagnolo che si chiedono se il loro piccolo angelo avrebbe potuto essere salvato. Ma, forse, per conoscere la verità servirà ancora del tempo. Non basterà invece una vita intera per dimenticare il dolce sorriso di Christian, che è volato in cielo a soli tre anni.

IL 28 DICEMBRE Christian Corso si trovava con i genitori e la sorellina Martina ad Ercolano per le vacanze di Natale a casa dei nonni. Il bambino si era sentito male, aveva febbre alta e dolori di pancia. Portato al pronto soccorso dell’ospedale Santobono di Napoli, i medici, dopo averlo visitato, l’avevano dimesso con la prognosi di un banale virus influenzale. Qualche ora dopo però il bimbo era peggiorato, respirava a fatica, tanto che i genitori alle prime luci dell’alba avevano chiamato un’ambulanza che l’aveva ritrasferito al Santobono. Ma era troppo tardi: Christian era in arresto cardiaco e per lui non c’era più niente da fare. I primi risultati dell’autopsia, effettuata il 5 gennaio al Policlinico Federiciano di Napoli, avevano parlato di polmonite fulminante e ischemia duodenale. Se una delle due cause fosse confermata dagli esiti complessivi dell’esame autoptico, si aggraverebbe la posizione giudiziaria dei due pediatri dell’ospedale Santobono indagati per omicidio colposo. «Solo l’esame istologico dei campioni di tessuto prelevati dai vari organi potrà chiarire le cause che hanno provocato il decesso e il nesso di causa con eventuali omissioni del personale sanitario - precisa l’avvocato Andrea Ciuonzo, che con Domenico Di Casola assiste Nando e Carmela Corso -. Il primo quadro fornito dall’autopsia conferma che il bambino doveva essere subito ricoverato, e non dimesso come invece è accaduto». Da allora, i legali della famiglia Corso non hanno mai smesso di lavorare affinché sulla vicenda venga fatta piena luce e chiarezza. «Christian non soffriva di patologie - spiega l’avvocato Ciuonzo -. Probabilmente una semplice radiografia quella notte avrebbe potuto salvargli la vita». La questione resta aperta. «Non possiamo ancora dire con certezza cosa sia accaduto quella notte al Santobono, perché non sono ancora state depositate le valutazioni post esame autoptico e istologico», spiega il legale. Valutazioni che avrebbero dovuto arrivare entro 60 giorni, e invece si fanno ancora attendere. «Non sempre la lentezza e i ritardi, però, sono un segnale negativo - rimarca Ciuonzo -. La procura ha chiesto una proroga e le indagini sono ancora in corso: il fatto che non siano state affrettatamente chiuse ci fa ben sperare. Noi però abbiamo le idee chiare e vogliamo arrivare alla verità. Andremo fino in fondo per fare piena luce su quanto accaduto, perché Nando e Carmela vogliono solo questo: capire il perché». Perché si è spenta la vita del loro Christian, un bambino di soli tre anni che aveva tanta voglia di vivere. E al quale loro, da quel 29 dicembre, ogni giorno mandano un pensiero attraverso la «voce» di facebook. Duecento messaggi tristi, strazianti. Perché ci sono ferite che neanche il tempo riesce a lenire.

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