Estrazione del gas metano:
i Comuni spuntano garanzie

Un’attività di trivellazione del gas metano
Un’attività di trivellazione del gas metano
Un’attività di trivellazione del gas metano
Un’attività di trivellazione del gas metano

Il progetto di attività estrattiva di gas metano dal pozzo pozzo San Gervasio 1 è giunta ad una svolta. Il giacimento, trivellato a Cigole nel 1991, ha un’estensione di 77,45 chilometri quadrati ed interessa anche le zone di Leno, Manerbio, San Gervasio, Verolavecchia, Pavone del Mella, Bassano, Pontevico ed Alfianello. La produzione stimata è di 50 milioni di metri cubi di gas metano, per una durata complessiva di 20 anni. Lo scorso agosto il ministero dell’Ambiente aveva risposto positivamente alla richiesta di valutazione ambientale avanzata dalla società lucana Sogemont srl, aggiudicatrice del bando già nel 2013.

Ed è proprio dalla società di Matera che i sindaci dei nove paesi bresciani interessati hanno preteso ed ottenuto rassicurazioni. Conferme che sono state illustrate a Manerbio, dai sindaci di San Gervasio Giacomo Morandi, di Cigole Marco Scartapacchio, di Pavone Mella Mariateresa Vivaldini e di Manerbio Samuele Alghisi.

I primi cittadini sono nuovamente scesi in campo, andando oltre alle osservazioni già indirizzate al ministero nel 2015. Ha confermato il sindaco di San Gervasio Giacomo Morandi: «Le nostre prescrizioni sono state inserite dal Ministero nel recente decreto sul progetto Sogemont».

Tra le questioni sollevate dagli amministratori l’esigenza della realizzazione di una rete di rilevamento sismico, uno studio del sottosuolo in tre dimensioni, piani d’emergenza nel corso dell’attività estrattiva, garanzie in caso di incidenti e maggiori informazioni sulle possibili emissioni nell’atmosfera. La verifica degli adempimenti, secondo le prescrizioni del ministero, si sarebbe dovuta svolgere successivamente. «Ma è più logico che i controlli vengano eseguiti prima dell’entrata in funzione dell’impianto - ha notato lo stesso Morandi - per questo motivo abbiamo scelto di chiedere direttamente la collaborazione di Sogemont, ritenendo anche nel suo interesse anticipare questi accertamenti, prima di fare un investimento che avrà la durata di 20 anni». La società ha così assicurato la messa in opera di una rete di rilevamento (collegata con quella dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) qualche mese prima dell’entrata in esercizio dell’impianto. In capo alla Sogemont anche l’impegno mirato ad ottenere dal ministero dello Sviluppo i dati necessari all’analisi del sottosuolo in 3D. Una terza garanzia è rappresentata dalla rassicurazione, per iscritto, che il giacimento non è tecnicamente trasformabile in uno stoccaggio al termine dell’attività. Pertanto, ad esaurimento dello stesso, verrà semplicemente eseguita la riduzione in pristino, come prescritto dal Ministero. «Ovviamente la pratica Sogemont, per noi, non va in archivio - hanno dichiarato i sindaci - continueremo a monitorare la situazione e l’adempimento degli impegni presi dalla società, anche con l’incarico di un geologo che verificherà, per noi, l’analisi del sottosuolo». G.BAR.

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