Il bosco didattico
raso al suolo è sotto
la lente della procura

di Cinzia Reboni
L’area dell’oasi fluviale del Chiese è stata ridotta a un brullo deserto Il bosco didattico prima dell’operazione di taglio indiscriminato
L’area dell’oasi fluviale del Chiese è stata ridotta a un brullo deserto Il bosco didattico prima dell’operazione di taglio indiscriminato
L’area dell’oasi fluviale del Chiese è stata ridotta a un brullo deserto Il bosco didattico prima dell’operazione di taglio indiscriminato
L’area dell’oasi fluviale del Chiese è stata ridotta a un brullo deserto Il bosco didattico prima dell’operazione di taglio indiscriminato

Il taglio indiscriminato di alberi nel bacino del Chiese, nell’area posta al confine tra Remedello, Casalmoro e Asola è finito sotto la lente della procura. Il corpo forestale ha fatto scattare nelle scorse ore il sequestro del legname, accatastato ai margini dell’alveo del fiume in attesa di essere venduto.

L’operazione di disboscamento, promossa dai due Comuni mantovani per azzerare il rischio di esondazioni del fiume, si è trasformata in un vero e proprio scempio ambientale. Il massivo taglio di alberi è avvenuto all’interno del Parco locale di interesse sovracomunale istituito dalla Regione una decina di anni fa. La scure si è abbattuta anche sul percorso botanico-didattico creato in sinergia con l’Istituto Bonsignori, praticamente azzerato dall’operazione che aveva lo scopo di evitare che gli alberi cadessero nell’alveo creando intralcio alla corrente in caso di piena.

Centoventi le piante «eliminate» sul territorio di Remedello, tra le quali anche alcune essenze di pregio. «Un danno enorme», spiega il sindaco Francesca Ceruti, che ricostruisce l’accaduto. «In seguito a delle segnalazioni, abbiamo effettuato un sopralluogo il 5 gennaio, scoprendo con sconcerto che l’area era stata disboscata. Abbiamo chiesto l’intervento della Polizia provinciale e della Forestale, per cercare di risalire all’autore dello scempio».

L’indagine ha portato all’individuazione del «colpevole»: l’operatore di una ditta - incaricata dai Comuni confinanti - che si sarebbe preso la libertà di andare «un po’ troppo oltre». «La stessa persona si è giustificata dicendo di aver agito per conto dell’Aipo, ma l’Agenzia interregionale del fiume Po ha smentito la circostanza - continua il sindaco -, anzi ha sottolineato di aver concesso al titolare dell’area il solo nulla osta idraulico, con una serie di prescrizioni da rispettare per il disboscamento».

PRESCRIZIONI che, chiaramente, non sono state rispettate. «Quanto allo “sconfinamento“ in territorio altrui - spiega ancora Francesca Ceruti -, l’operatore ha sostenuto di non essere stato in grado di stabilire esattamente i confini, non avendo ricevuto mappe o cartine dell’area in cui avrebbe dovuto lavorare. Ma anche questo particolare è stato smentito dal Comune di Casalmoro».

É quindi partita la comunicazione di notizia di reato. «L’Aipo si è resa disponibile ad affiancarci nelle misure necessarie al ripristino dell’area e nella richiesta di eventuali danni - conclude il sindaco -. Il Comune non esiterà a costituirsi parte civile in un eventuale processo - conclude Francesca Ceruti - anche se purtroppo quel che è fatto è fatto, e indietro è impossibile tornare».

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