Il cimitero svela secoli di storia
Spunta una tomba longobarda

di Riccardo Caffi
La sepoltura con lo scheletro della donna morta di partoLo scavo tra la Pieve e il Santuario del Patrocinio
La sepoltura con lo scheletro della donna morta di partoLo scavo tra la Pieve e il Santuario del Patrocinio
La sepoltura con lo scheletro della donna morta di partoLo scavo tra la Pieve e il Santuario del Patrocinio
La sepoltura con lo scheletro della donna morta di partoLo scavo tra la Pieve e il Santuario del Patrocinio

Il cimitero di Quinzano d’Oglio restituisce interessanti capitoli di storia del paese e della sua gente. Sotto il piccolo portico che, al centro del camposanto, collega la Pieve altomedioevale della Natività di Maria con il Santuario del Patrocinio di Maria Vergine, eretto nel XVI secolo sull’area dove sorgeva l’antico battistero, l’indagine archeologica «ha portato alla luce una sorprendente e complessa stratificazione di murature e sepolture, pertinenti all’evoluzione funzionale dell’edificio battesimale prossimo alla pieve - informa il funzionario della Soprintendenza Archeologia Andrea Breda - di grande interesse il rinvenimento, appena fuori dell’edificio battesimale, di una sepoltura d’epoca tardolongobarda o carolingia (VIII-IX sec.) di una madre morta di parto, sepolta insieme al nascituro, e di un sarcofago monolitico di sagoma antropoide, che al momento costituisce un unicum in tutto il territorio lombardo».

AVENDO DECISO di provvedere al rifacimento del pavimento intorno alla Pieve, sconnesso e quindi pericoloso per l’incolumità dei quinzanesi che si recano alla tomba dei propri cari, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Andrea Soregaroli ha messo in conto che sotto quel portico di passaggio fossero custodite tracce del passato.

Grazie alla disponibilità della società partecipata del comune «Quinzano Servizi srl» e alla sensibilità del direttore dei lavori Pietro Saleri, è stata contattata la Soprintendenza affinché conducesse l’indagine scientifica. A gennaio, benché il gelo della stagione non fosse consono all’operazione, le archeologhe Denise Morandi e Viviana Fausti hanno iniziato la scavo che ha finora consentito di individuare tre fasi medioevali di trasformazione del battistero che, tra VIII e IX secolo venne ampliato e trasformato in una vera propria chiesa accanto all’edificio maggiore della Pieve. Lo scavo, tuttora in corso, comincia a portare in luce vestigia romane. «Non è peraltro da escludere - continua Breda - che tanto l’ecclesia di Santa Maria quanto il battistero risalgano alle origini della cristianizzazione della pianura bresciana (V-VI secolo). Considerata l’eccezionalità del ritrovamento, Soprintendenza e Comune intendono portare a termine le indagini e gli studi sull’edificio battesimale e prevedere il recupero ed allestimento in sito delle sepolture» assicura Andrea Breda, che auspica il coinvolgimento dell’assessorato regionale alla Cultura.

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