Il monito di Paolo Crepet:
«Denunciare i figli violenti
è il solo modo per aiutarli»

Lo psichiatra Paolo Crepet
Lo psichiatra Paolo Crepet
Lo psichiatra Paolo Crepet
Lo psichiatra Paolo Crepet

Non ha dubbi Paolo Crepet, psichiatra, scrittore e sociologo, che spesso si è trovato di fronte a casi analoghi a quello bresciano: «Bisogna imparare a dire di no ai figli, fin dalla nascita. Se sono sempre accontentati e crescono solo con i sì, davanti al primo no, vanno giù di testa e agiscono in modo incontrollato».

QUESTO viene detto senza voler infierire sugli «sventurati genitori», ma affrontando il problema dell’educazione è tassativo: «È cattiva educazione quella che non nega mai niente - afferma Crepet - che non parte dalle regole e dalla capacità di farle rispettare». E questo fin dalla nascita e dall’allattamento, anche se «a qualcuno potrà suonare strano».

Spiega Paolo Crepet: «I neonati sono già capaci di esprimere il ricatto affettivo, se piangono appena tolti dal seno ci facciamo prendere dai sensi di colpa, e li allattiamo di nuovo. So che su questo tema ferve il dibattito fra i pediatri - ammette lo psichiatra - ma io sono convinto che le regole vadano introdotte da subito. Altrimenti quando i figli crescono non sono più in grado di rispettare nessuno, dentro e fuori la famiglia, dentro rapporti significativi d’amore e di amicizia, e non sanno accettare dei rifiuti con quel che ne consegue. Essere disposti a far tutto per i bambini non va bene, e quanto sia negativo ce ne accorgiamo quando sono cresciuti ed è troppo tardi».

LO PSICHIATRA può citare decine di casi che ha trattato, di ragazzotti che spaccano gli armadi per una ricarica, di mamme disperate, a una tale esasperazione da denunciare i figli, da ricorrere ai carabinieri, da averne paura perché sanno mettere in pratica le loro minacce.

«Non è il valore di una ricarica o di un cellulare in gioco, non è questione di essere generosi o meno, ma è il principio con cui crescono molti giovani, che tutto pretendono e nulla danno. È un atteggiamento terrificante. I genitori devono imparare a tenere il punto. Anche se a 18 anni è tardi, bisogna saper mettere un paletto e non rimuoverlo. Del tipo: se hai agito male, non ti consentirò di ripeterlo, anche se dovrò denunciarti. E non bisogna temere di farlo, perché agendo così aiutiamo i nostri figli e mostriamo di volergli davvero bene».

Sono situazioni diffuse e trasversali a tutte le categorie sociali, «è una barca su cui navighiamo o affondiamo tutti». La speranza c’è, «ma dipende dalla caparbietà e dal coraggio che ci mettiamo». MILENA MONETA

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