«Il Parco dell’Oglio sarà sempre più verde»

di Riccardo Caffi
Una delle aree del Parco dell’Oglio interessate dal rimboschimentoSi è lavorato anche per ripristinare il flusso idrico nelle zone umide
Una delle aree del Parco dell’Oglio interessate dal rimboschimentoSi è lavorato anche per ripristinare il flusso idrico nelle zone umide
Una delle aree del Parco dell’Oglio interessate dal rimboschimentoSi è lavorato anche per ripristinare il flusso idrico nelle zone umide
Una delle aree del Parco dell’Oglio interessate dal rimboschimentoSi è lavorato anche per ripristinare il flusso idrico nelle zone umide

Nei giorni scorsi Bresciaoggi aveva raccolto le perplessità di alcuni cittadini che amano e frequentano il fiume a proposito dell’efficacia dei rimboschimenti. Ora pubblica la replica del Parco dell’Oglio. Con la messa a dimora di circa 3.000 nuove piante di farnia (una varietà di quercia) e di altre specie autoctone della pianura fluviale (ontano, corniolo, pioppo, biancospino, salice, olmo, acero, viburno...) il Parco dell’Oglio Nord ha concluso il progetto pluriennale per il ripristino delle fasce boscate e del corridoio ecologico in un tratto di fiume lungo 15 chilometri da Rudiano a Bompensiero. L’ultimo atto del progetto, avviato nel 2015 e sostenuto dalla Fondazione Cariplo che ha erogato un contributo di 560 mila euro su un totale di 963 mila (spesi anche per le opere nell’alveo e per il recupero dei canali di collegamento esistenti fra le aree umide accanto alle sponde), è stato appunto il rimboschimento delle lanche bresciane: a Villachiara, Bompensiero e Villagana. L’obiettivo era creare una fascia vegetale spondale ricca di specie e simile alla foresta planiziale di un tempo lontano, e dare vita a zone idonee alla riproduzione e alla sopravvivenza degli anfibi sempre più rari. I risultati? La folaga è tornata a nidificare, si registra la presenza della rana di Lataste, una rara e protetta rana terricola tipica del querceto, e in primavera nelle lanche si incontrano i girini di rospo. «LE ZONE umide e le lanche hanno un ruolo fondamentale nella conservazione delle specie legate agli ambienti acquatici - ricorda il direttore del Parco Claudia Ploia -. Su entrambe le sponde del fiume sono state scelte 7 zone da rivitalizzare. Si tratta di aree dotate di caratteri di buona naturalità, nelle quali il grado di compromissione degli habitat non era troppo avanzato, e ciò aumenta le probabilità di successo». E veniamo alle nuove piante. Nelle zone di pregio individuate dal progetto, le operazioni di messa a dimora affidate con un appalto pubblico sono state anticipate dalla rimozione delle specie vegetali invasive, che avrebbero potuto togliere luce e soffocare i nuovi ospiti. In ciascuna zona sono stati messi a dimora in media 400 alberelli, sistemandone circa il 30% in più del necessario per far fronte all’eventuale mancato attecchimento o ai danni provocati da chi non rispetta l’ambiente. Che ci sono stati. «In effetti il monitoraggio effettuato ha dimostrato un soddisfacente attecchimento delle giovani piante - spiega il presidente del Parco Luigi Ferrari -, ma abbiamo purtroppo verificato che in qualche caso i vandali sono entrati in azione». Specialmente nelle zone interessate dai primi interventi tre anni fa, al Laghetto dei Pescatori di Rudiano e alla Lanca di Uomo, a Roccafranca, alcuni degli esemplari trapiantati, dotato ognuno di tutore antifauna, paletto e disco pacciamante sono stati semplicemente rubati; ma per fortuna i danni non hanno compromesso l’operazione. Per la cura e la manutenzione delle nuove piante nei boschi ripariali, il Parco si affida ai privati, mediante convenzioni con gli agricoltori del posto o, come a Roccafranca, con i pescatori. •

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