Investì e uccise
la vicina: 3 anni
e 8 mesi

I rilievi della Stradale sul luogo della tragedia a Castrezzato
I rilievi della Stradale sul luogo della tragedia a Castrezzato
I rilievi della Stradale sul luogo della tragedia a Castrezzato
I rilievi della Stradale sul luogo della tragedia a Castrezzato

Le loro strade, abitando ad alcune centinaia di metri di distanza, si erano incrociate, con ogni probabilità, tante altre volte. Ma quel giorno d'ottobre del 2012, a Castrezzato, Michela Lupatini e la madre vennero investite dal «pirata della porta accanto». Un investimento che non lasciò scampo a Michela, 30 anni, mentre la madre riportò lesioni. Ieri Pietro Vessio, l'investitore, assistito dall'avvocato Gianbattista Scalvi, è stato condannato a tre anni e otto mesi di reclusione, dei quali 2 anni e sei mesi per omicidio colposo e un anno e due mesi per omissione di soccorso. L’accusa aveva chiesto una condanna a due anni e nove mesi.

LA VICENDA aveva colpito parecchio l'opinione pubblica. L'investimento era avvenuto in via XXIV maggio, a una trentina di metri dall'abitazione della famiglia Lupatini. Il furgone guidato da Pietro Vessio l'aveva scaraventata contro il muro di cinta dei vicini, tutto davanti agli occhi della mamma. I soccorsi erano stati chiamati immediatamente, ma Michela era morta nelle ore successive al ricovero al Civile di Brescia. Una tragedia resa ancora più grave, più insostenibile dal fatto che il furgone non si era fermato a prestare soccorso. Le indagini, condotte dalla Stradale di Chiari con l'apporto di carabinieri e polizia locale, arrivarono in meno di una settimana a Pietro Vessio. L'identificazione dell'investitore fu possibile peraltro grazie anche al contributo dato dalla stampa. «Ho letto sul giornale che il furgone del presunto investitore - spiegò un imprenditore ai carabinieri - è simile a quello della mia azienda. Il 15 ottobre l'avevo prestato a un dipendente e ora è in riparazione in una carrozzeria a Flero». Gli investigatori dopo un sopralluogo nell'autofficina non ebbero bisogno di molto tempo per capire che i pezzi mancanti erano quelli ritrovati sul luogo dell'investimento. A questo va aggiunto l'esito degli accertamenti svolti sui tabulati del telefonino di Pietro Vessio, dai quali era emerso che l’uomo all’ora dell’incidente si trovava nella zona dell’investimento. I familiari della vittima sono assistiti legalmente dall’avvocato Laura Gamba, mentre il collega Ennio Buffoli rappresenta la compagnia assicurativa del furgone.

La vicinanza di casa tra investitore e vittima colpì fortemente la comunità di Castrezzato. Che non mancò di far sapere attraverso le istituzioni d’essere rimasta ancora più addolorata dal fatto che il responsabile dell’investimento, pur abitando nella zona in cui era avvenuto e quindi sapendo della morte della ragazza, non si era costituito. Una vicenda che lasciò un segno profondo.M.P.

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