L’osservatorio ornitologico era solo una uccellanda

di P.BAL.
I carabinieri forestali del Soarda su una rete
I carabinieri forestali del Soarda su una rete
I carabinieri forestali del Soarda su una rete
I carabinieri forestali del Soarda su una rete

Una delle operazioni più clamorose del 2018, il Soarda impegnato in questi giorni a Brescia l’ha portata a termine lontano, in provincia di Como, ma la notizia riveste un grande interesse per tutti i migratoristi bresciani, sempre molto attenti agli aggiornamenti sugli spostamenti stagionali degli uccelli che arrivano dall’osservatorio Fein di Arosio. L’OSSERVATORIO, in teoria un centro di cattura scientifico che doveva funzionare sulla base di una autorizzazione dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), è finito sotto sequestro e sono fioccate le denunce per uccellagione e uccisione di animali. Perché nell’impianto, in cui si dovevano effettuare prelievi ematici dai migratori per poi liberarli, erano montati centinaia di metri di rete in piena notte e in una giornata di attività non prevista dal calendario del progetto; perché sempre in violazione delle regole si stavano usando numerosi richiami elettroacustici e luci artificiali; perché in un congelatore erano custoditi esemplari appartenenti a specie particolarmente protette e perché un addetto, innervosito dalla difficile liberazione di un pettirosso finito nelle maglie, ha finito per ucciderlo. Un quadro di illegalità inserito in un contesto che dovrebbe essere scientifico, ma non un caso isolato. Come dimostrato da un’altra operazione portata a termine dagli uomini dell’Operazione pettirosso nella provincia di Monza-Brianza. Anche in questo caso è finito nel mirino un roccolo. Lo gestiva un ex docente universitario, che anziché fare ricerca catturava e commercializzava uccelli durante la notte con 200 metri di rete e con l’aiuto di due complici. Le perquisizioni nel sito e nelle abitazioni hanno portato al sequestro di centinaia di esemplari vivi. Dalle notizie extraprovinciali di interesse locale ai bresciani che commettono reati venatori fuori provincia il passo è breve. Lo dicono le guardie volontarie del Wwf Lombardia, che dall’inizio della stagione venatoria, in collaborazione con le polizie provinciali e con i carabinieri, hanno contribuito a far denunciare 24 bresciani allergici alle regole. QUATTRO di questi sono stati individuati mentre appunto violavano la legge in trasferta in provincia di Pavia, e come gli altri sorpresi invece nella provincia di residenza si sono dati da fare utilizzando richiami elettroacustici (vietati), abbattendo abbondante selvaggina protetta e in qualche caso facendosi denunciare anche per il reato di omessa custodia delle armi. «Nonostante l’impegno delle autorità competenti e lo sforzo dei volontari l’uso di richiami acustici e l’uccisione di specie tutelate non sono l’eccezione ma la regola», commentano dal Wwf. •

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