Lacrime e
incredulità per
l’addio a Klevis

di Alessandro Maffessoli
La parrocchiale di Ponte San Marco: straziante il dolore per l’ultimo saluto di famigliari, amici e conoscenti al giovane Klevis
La parrocchiale di Ponte San Marco: straziante il dolore per l’ultimo saluto di famigliari, amici e conoscenti al giovane Klevis
La parrocchiale di Ponte San Marco: straziante il dolore per l’ultimo saluto di famigliari, amici e conoscenti al giovane Klevis
La parrocchiale di Ponte San Marco: straziante il dolore per l’ultimo saluto di famigliari, amici e conoscenti al giovane Klevis

Estroverso, solare, pieno di vita, sempre disponibile. Così amici e parenti ricordano Klevis Seferaj, il 15enne di origine albanese residente a Ponte San Marco travolto e ucciso da un treno nella serata di lunedì. Vittima di un incidente fatale tanto drammatico quanto assurdo, con l’ipotesi di un gioco tra adolescenti finito male a rendere ancora più dolorosa e inaccettabile la tragedia.

Mentre la Polizia ferroviaria e i carabinieri sono ancora al lavoro per ricostruire la dinamica di quanto accaduto, ascoltando i testimoni e lavorando sui dettagli, ieri mattina un’intera comunità si è fermata per l’ultimo saluto al giovane nella parrocchia Sacro Cuore di Gesù di Ponte San Marco, gremita come non mai già un’ora prima della funzione. Tanto da obbligare numerose persone ad assistere al funerale sul sagrato, accalcate all’ingresso della chiesa sotto un caldo sole estivo e in un’afa soffocante.

UN’IMMAGINE che rende l’idea di come Kevis fosse benvoluto e apprezzato da tutti. Gli amici storici, i compagni di classe e quelli del calcio (Klevis giocava come attaccante nella squadra Allievi della Virtus Feralpi Lonato) si sono stretti in un lungo e forte abbraccio attorno a una famiglia straziata dal dolore, con papà Nikoll che cercava di fare forza e sostenere la moglie Feride e le figlie Greta e Paola, le sorelle più grandi del 15enne.

Tutti con gli occhi lucidi e le guance solcate dalle lacrime, lo sguardo basso e i pensieri rivolti a un amico e compagno di tante avventure scomparso in un modo tragico e assurdo. «È il momento del silenzio, del dolore e della riflessione - afferma durante l’omelia don Michele Tognazzi -. Per questo ragazzino la morte è arrivata troppo presto, innaturale e frutto di un incidente non voluto ma evitabile».

C’è chi a stento trattiene il proprio dolore e chi invece si lascia andare a un pianto ininterrotto al momento della comunione passando accanto alla bara di Klevis, consolato in pochi istanti dal caldo abbraccio della mamma della vittima.

Rompendo un silenzio surreale e inverosimile per chi ha avuto modo di conoscere da vicino Klevis, mentre tanti ragazzi si abbracciano a loro volta stringendo i pugni e interrogandosi sul senso di una tragedia tanto atroce.

«Amava stare in compagnia e aveva tanti amici - raccontano con la voce rotta dal pianto alcuni ragazzi in fondo alla chiesa - Siamo increduli, sbigottiti, ancora non riusciamo a rassegnarci all’idea di quel che è accaduto: non è possibile che questa tragedia sia capitata a Klevis. L’unica cosa che ci conforta è vedere tutte queste persone qui per lui, a testimoniare l’affetto che lo circondava: era un ragazzo eccezionale e non esiste una testimonianza migliore di questa. Vogliamo abbracciare forte la famiglia per provare a lenire questo dolore immenso e inconsolabile».

L’ATTENZIONE si sposta nuovamente sull’altare quando le sorelle Greta e Paola salgono contemporaneamente i pochi gradini che le separano dal primo banco al microfono.

Il resto è un susseguirsi di brividi racchiusi in due lettere che Greta e Paola hanno letto davanti a tutti: «Eri un campione fuori e dentro il campo da calcio, ci proteggevi anche se avevi solo 15 anni», uno dei passaggi più toccanti.

Poche ore prima della disgrazia, la vittima aveva sostenuto l’esame di terza media. «Non ha avuto tempo di vedere i tabelloni con i risultati - ha detto in chiesa la dirigente scolastica Fiorella Sangiorgi -, te lo diciamo da qui: sei stato promosso e ora proteggi i nostri ragazzi da dove sei».

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