GHEDI. Ondata di sdegno dopo le immagini sulle sofferenze inflitte ai bovini diffuse da «Il Fatto Quotidiano». Esposto di Asso-Consum. Chiesti i primi rinvii a giudizio

«Macello degli orrori», bufera sul sindaco

«Maltrattamento è considerare i cani come persone»
Il Ppa annuncia un presidio permanente di protesta
«È cognato del titolare, Borzi in conflitto d’interessi»
Il bovino stordito e agonizzante  viene assicurato con una fune al muletto e letteralmente  trascinato in mezzo al piazzale del macello La vacca spinta con le forche del macchinario verso la linea di macellazione della Italcarni
Il bovino stordito e agonizzante viene assicurato con una fune al muletto e letteralmente trascinato in mezzo al piazzale del macello La vacca spinta con le forche del macchinario verso la linea di macellazione della Italcarni
Il bovino stordito e agonizzante  viene assicurato con una fune al muletto e letteralmente  trascinato in mezzo al piazzale del macello La vacca spinta con le forche del macchinario verso la linea di macellazione della Italcarni
Il bovino stordito e agonizzante viene assicurato con una fune al muletto e letteralmente trascinato in mezzo al piazzale del macello La vacca spinta con le forche del macchinario verso la linea di macellazione della Italcarni

Cinzia Reboni

Dopo la bufera giudiziaria sul mattatoio, si scatena uno tsunami politico. L’inchiesta sulla Italcarni di Ghedi, già ribattezzata dagli animalisti il «macello degli orrori», potrebbe avere effetti incontrollati e incontrollabili sull’esecutivo di centrodestra guidato dal sindaco Lorenzo Borzi. Ad innescare le fibrillazioni è stata una frase pronunciata dal primo cittadino durante il reportage-inchiesta della giornalista de Il Fatto Quotidiano, Giulia Innocenzi.

«Considero più un maltrattamento di animali chi tratta un cane come un essere umano», ha affermato il sindaco riferendosi al caso del macello. Al netto dell’insurrezione animalista, la difesa d’ufficio della Italcarni da parte di Borzi ha innescato una catena di polemiche legate all’opportunità dell’intervento, alla luce della circostanza che il titolare del macello è il cognato del primo cittadino.

La Lav ha invitato il Consiglio comunale di Ghedi «ad imporre la costituzione di parte civile del Comune nel procedimento che vede imputati dipendenti e proprietario del mattatoio, e intervenga per far ritirare dal sindaco la convenzione che concede in uso ai privati il mattatoio comunale. Aver fornito ai cittadini carni pericolose, certificate come invendibili dalle analisi effettuate dall'Istituto Zooprofilattico di Torino - osserva il vicepresidente della Lega anti vivisezione, Roberto Bennati - e aver praticato così tanti abusi sugli animali, sono fatti che non possono restare impuniti, così come non può essere ulteriormente tollerato l’evidente conflitto d’interessi del sindaco».

CHI SICURAMENTE si costituirà parte civile, se il Gup accoglierà le richieste di rinvio a giudizio avanzate nei confronti dei dipendenti del macello e dei due veterinari della Asl accusati di aver addomesticato i controlli (il titolare dell’azienda ha chiesto il patteggiamento), è l’Asso- Consum. L’associazione dei consumatori guidata dal presidente Aldo Perrotta ha presentato anche un esposto alla procura, «affinché verifichi la correttezza dell’operato dei servizi veterinari della Asl e dei controlli sulle attività e gli esercizi commerciali che cadono sotto la loro competenza». Il Partito Protezione animali ha invece annunciato una serie di presìdi di protesta davanti al municipio di Ghedi.

«IL SUO RUOLO DI TUTORE della salute pubblica e il legame di parentela che lega il sindaco alla proprietà del macello avrebbe dovuto portare Borzi quantomeno a non esprimere considerazioni fuori luogo sugli episodi ampiamente documentati dagli inquirenti - osserva il presidente del Ppa, Fabrizio Catelli -. Le sue parole si commentano da sole».

Dall’inchiesta giornalistica di Giulia Innocenzi e dalle immagini girate dalle telecamere nascoste piazzate dagli inquirenti nel macello e proposte in esclusiva sul «Il Fatto tv» emergono nuovi dettagli, inquietanti e raccapriccianti. Quelli inquietanti riguardano uno dei veterinari della Asl di Leno indagati - già coinvolto in passato in un’inchiesta su un allevamento abusivo di cani a Isorella -, che avrebbe minacciato una collega intimandole di «allentare i controlli sul macello Italcarni o altrimenti passerà dei guai».

Il volto raccapricciante sono le immagini che testimoniano il trattamento riservato alle vacche provenienti da allevamenti intensivi, stremate dai ritmi di produzione, e che a quattro anni già non riescono a reggersi sulle proprie zampe. E che, per arrivare alla linea di macellazione, subivano delle vere e proprie torture: trascinate con catene, trasportate con un muletto e gettate a terra, pungolate con la forca. Questi maltrattamenti, secondo la procura, hanno contaminato la carne: «i test - ha spiegato Giulia Innocenzi - hanno evidenziato cariche batteriche 50 volte superiori a quelle consentite dalla legge e due salmonelle pericolosissime per la salute, come Livingstone e Agama».

«Uno strazio che lascia senza parole - osserva Vito Crimi, senatore bresciano del Movimento cinque stelle commentando le immagini -. Questo era il macello Italcarni di Ghedi. Il nostro portavoce alla Camera Claudio Cominardi aveva anche presentato un'interrogazione in merito. Ad oggi, nessuna risposta. Ma almeno il processo accerterà le responsabilità di chi ha permesso tutto questo». E a questo proposito, la Lav invoca l’intervento del governo: «Chiediamo al ministro della Salute Beatrice Lorenzin di istituire con urgenza una commissione di inchiesta sulla situazione degli animali a fine carriera negli allevamenti e nei mattatoi – afferma Bennati – per riportare la legalità e il rispetto delle leggi e delle condizioni degli animali nell’industria zootecnica». Il sindaco di Ghedi ha intanto annunciato che oggi romperà il silenzio per spiegare la sua posizione sul caso.

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