«Mamma scendi
in cucina perchè
ho ucciso il papà»

di Valerio Morabito
Teresa Stepinska, 69 anni, moglie della vittima e madre dell'omicida
Teresa Stepinska, 69 anni, moglie della vittima e madre dell'omicida
Teresa Stepinska, 69 anni, moglie della vittima e madre dell'omicida
Teresa Stepinska, 69 anni, moglie della vittima e madre dell'omicida

«Non voglio più rivedere mio figlio. Mi ha tolto tutto in pochi istanti». Teresa Stepinska, si tiene le mani sul volto è fissa il quadro che raffigura una Madonna addolorata. Lo ha portato dalla Polonia quando un quarto di secolo fa è arrivata in Italia, nell’abitazione di Fiesse. «Neppure lei è riuscita a salvare mio marito», afferma guardando il ritratto della Vergine. In pochi istanti lunedì pomeriggio Teresa ha davvero perso tutto. Il marito Marino Pellegrini ucciso da undici coltellate, il figlio 45enne Sebastian che in carcere per quell’omicidio. «Adesso ho paura di uscire di casa», svela. E quasi a confermare i suoi timori, dall’esterno della casa si sentono le grida e le minacce di una nipote del marito. «In verità – ammette Teresa Stepinska – è da tempo che vivo rinchiusa tra queste mura per la vergogna. I miei figli Sebastian e Thomas che adesso è tornato in Polonia, hanno fatto troppe brutte cose. Le cose sono peggiorate quando Sebastian ha cominciato ad avere problemi psichici». Teresa ricorda la storia di amore con Marino: «Era una persona mite: abbiamo affrontato tante strettoie insieme», spiega la 69enne che ha lavorato per anni come badante a Salò e a Lonato. «Marino non si meritava una fine così atroce. Parlava poco, era un uomo con una mentalità di altri tempi, ma era buono. Ha aiutato Sebastian quando ha iniziato a bere, gli ha pagato gli avvocati quando ha cominciato a combinare i guai. Non avrebbe mai creduto che potesse fargli del male». UN RAPPORTO, quello tra Sebastian e il padre adottivo, che non è mai stato semplice. «Erano diversi – ammette Teresa Stepinska – ma mio marito l'ha aiutato nei momenti più delicati». Sul ripiano di un mobile del soggiorno c'è qualche foto di Teresa e Marino. Due volti felici, pieni di amore e speranze. Sembrano passati anni luce. Teresa accetta di raccontare la tragedia. «Lunedì mattina sono uscita con mio marito e siamo andati a Gambara per fare la spesa e comprare qualche vestito. Mio figlio Sebastian, invece, è andato a comprare le medicine e le sigarette. Poi siamo tornati a casa, intorno alle 11.30, e abbiamo pranzato». NULLA LASCIAVA presagire al dramma. «Marino mi ha fatto osservare che Sebastian aveva comprato 5 birre - spiega Teresa -. Era preoccupato perché mio figlio quando beve diventa pericoloso. Dopo pranzo io sono salita in camera da letto per riposarmi, mio marito si è steso sul divanetto in cucina». A un certo punto Sebastian ha cominciato ad entrare ed uscire dalla camera della mamma. «A un certo punto - ricorda Teresa -, saranno state le 14,30 si è seduto sul letto e con tono distaccato, quasi dolce mi ha detto: “mamma scendi perché ho ucciso papà. Lo ho fatto perché se lo meritava». Teresa si è precipitata in cucina. «Marino era steso sul divano, sembrava stesse dormendo. Lo ho toccato e a quel punto mi sono resa conto che grondava sangue. Il corpo era freddo ed ho iniziato ad urlare. Ho chiamato i soccorsi». Ma è stato tutto inutile. «Mio figlio è rimasto seduto in cucina in silenzio. Fissava il vuoto. Ho notato che si era cambiato la camicia che indossava a pranzo, perché probabilmente era sporca di sangue. Non voglio più vederlo, mi ha privato di tutto». •

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