Maxi «bombolone» di gas Arriva anche l’ultimo «sì»

Via libera al deposito di gas
Via libera al deposito di gas
Via libera al deposito di gas
Via libera al deposito di gas

Il Comune ha ragione, anzi no. È una (mezza) vittoria-beffa quella incassata dal Comune di Capriano davanti al Consiglio di Stato nell’ormai logorante battaglia contro il progetto del deposito di stoccaggio sotterraneo da 630 milioni di metri cubi di gas metano, promosso dalla Gdf Suez Energia Italia, multinazionale francese che nel 2012 é subentrata a Edison Stoccaggio. Il massimo grado della giustizia amministrativa ha riconosciuto che il ricorso presentato davanti al Tar del Lazio nel febbraio 2016 non era «irricevibile», ma la circostanza non basta a fermare l’iter dell’operazione contestata da ambientalisti, amministratori e territorio. Stabilito che il ricorso era stato presentato nei modi e nei tempi ortodossi, il Consiglio di Stato si è sostituito al Tar del Lazio analizzando i punti dell’iter impugnati dal Comune, a partire dai rischi sismici connessi con la natura e la storia del territorio, con riferimento in particolare al terremoto del 1222, uno dei più disastrosi d'Europa, che ha avuto come epicentro proprio il paese della Bassa, tuttora sotto stretta osservazione dai geologi dell’Università dell’Insubria. Secondo il Comune il ministero all'Ambiente aveva ignorato la normativa che prevede - a tutela della salute pubblica e dell’ambiente da pericoli, anche solo potenziali - che le strutture e installazioni relative allo stoccaggio del gas debbano essere costruiti in modo da resistere ad un terremoto. Nel ricorso si faceva riferimento anche alla presunta violazione del principio di precauzione, con specifico riguardo alla omessa valutazione del rischio sismico che impone, secondo Capriano, l’«opzione zero», ovvero lo stop ad un progetto che, per sua intrinseca pericolosità, postula la misura preventiva del diniego. Il Comune di Capriano aveva rilevato «un difetto di istruttoria nella definizione dell’intervento, tenuto conto della situazione degli indici di sismicità del Monte Netto», poiché «per un verso è mancata una indagine circostanziata ai fini della ammissibilità del progetto in regime di ragionevole sicurezza, e ciò a maggior ragione trattandosi di un territorio esposto. In secondo luogo il ministero ha ignorato la peculiarità del sito e le fragilità connesse». Per il Consiglio di Stato però, «l’area del Monte Netto, ha formato oggetto di analisi in sede di valutazione ambientale dell’area». Non solo. «La commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale del 2012 ha valutato anche l’aspetto sismicità, e successivamente ulteriori analisi sono state effettuate dal gruppo di lavoro per la formulazione di prescrizioni inerenti il monitoraggio microsismico, geodetico e termodinamico negli stoccaggi di gas». Secondo i giudici di palazzo Spada, sarebbero stati valutati tutti gli scenari di rischio, al punto che «il ministero ha ritenuto di assicurare un alto livello di protezione sulla salute umana e sull’ambiente con le prescrizioni imposte». Il deposito di metano insomma si può fare, sempre ammesso che la società lo ritenga ancora finanziariamente sostenibile. • C.REB.

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