Pacifisti a Ghedi: «Un’Italia senza atomica»

di Flavio Marcolini
Striscioni e bandiere della pace ieri pomeriggio all’Aerobase di Ghedi
Striscioni e bandiere della pace ieri pomeriggio all’Aerobase di Ghedi
Striscioni e bandiere della pace ieri pomeriggio all’Aerobase di Ghedi
Striscioni e bandiere della pace ieri pomeriggio all’Aerobase di Ghedi

«Ci sono 234 parlamentari italiani fra deputati e senatori pronti a votare l’uscita dell’Italia dal programma di nuclear sharing della Nato». Lo hanno detto ieri gli esponenti di numerose associazioni pacifiste davanti all’Aerobase di Ghedi, luogo simbolo della campagna «No Nuke» in Italia. Luogo simbolo e non solo: quella di Ghedi (insieme alla base Usa di Aviano, dove ci sono gli F16 americani e si parla di almeno 40 bombe atomiche) è ritenuta, anche se ufficialmente non è mai stato ammesso, l’unica installazione «nucleare» dell’Aeronautica tricolore.

DOVEVA dunque partire da qui, alla presenza di un centinaio di persone in rappresentanza di varie sigle, la «Carovana delle donne per il disarmo nucleare», una manifestazione nazionale destinata per confluire a Roma l’11 dicembre davanti al Presidente della Repubblica, a cui chiederà di essere ricevuta al Quirinale. Una data niente affatto casuale: avverrà il giorno dopo la consegna a Stoccolma il Premio Nobel per la Pace alla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari.

«QUI A GHEDI sono stoccati 20 ordigni, le famigerate bombe B61 destinate ad essere presto sostituite dalle più moderne B61/12, maggiormente idonee ad essere montate sui nuovi caccia F35», dichiara Giovanna Pagani, presidente della Lega Internazionale Donne per la Pace e la Libertà, sottolineando che «uno degli scopi principali della Carovana è ottenere che l’Italia sottoscriva il bando delle armi nucleari approvato dall’Onu il 7 luglio».

«La nostra Campagna - informa - ha ottenuto il sostegno di 234 parlamentari italiani dei più diversi schieramenti, che si sono impegnati a far ratificare dal Governo il trattato approvato all’Onu e disarmare questa e le altre basi nucleari sul territorio nazionale». L’attivista conclude giudicando «sconvolgente e insopportabile» il programma del ministero della Difesa con un bando da 2,5 milioni di euro per la progettazione a Ghedi di nuove strutture militari: «Noi sosteniamo il reimpiego di quelle risorse preziose per la sanità, le pensioni, la messa in sicurezza delle scuole e la lotta alle emergenze sociali».

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