BORGO SAN GIACOMO. Via libera dal Comune all’atteso intervento di consolidamento della copertura del complesso monumentale napoleonico

Per il «Sagrato» è tempo di restauri

di Riccardo Caffi
Il cimitero napoleonico che tutti a Borgo San Giacomo conoscono come «Il Sagrato»La copertura da consolidare
Il cimitero napoleonico che tutti a Borgo San Giacomo conoscono come «Il Sagrato»La copertura da consolidare
Il cimitero napoleonico che tutti a Borgo San Giacomo conoscono come «Il Sagrato»La copertura da consolidare
Il cimitero napoleonico che tutti a Borgo San Giacomo conoscono come «Il Sagrato»La copertura da consolidare

Il denaro necessario è stato trovato, e anche se di fatto si tratterà di un intervento d’emergenza, e non di un restauro complessivo, non è eccessivo dire che presto lo splendido complesso cimiteriale che a Borgo San Giacomo chiamano «Il Sagrato» sarà salvo.

IL COMUNE è infatti pronto a dare il via ai lavori per la sistemazione del tetto dell’antico camposanto a ridosso della chiesa parrocchiale, nel centro del paese. Il rifacimento della copertura potrà essere ultimato entro fine anno grazie al contributo della Regione, che ha inserito l’operazione tra gli «interventi urgenti per la valorizzazione del patrimonio culturale», assegnando all’ente locale 19 mila euro sul totale della spesa prevista: 38 mila.

«Il salvataggio del Sagrato era indispensabile per evitare il cedimento della copertura - commenta il sindaco Giuseppe Lama - Devo fare i complimenti all’Ufficio tecnico per aver redatto il progetto con grandissima rapidità, permettendo all’amministrazione comunale di inoltrare in tempo la richiesta di contributo alla regione e ottenere il finanziamento».

AL CENTRO dell’attenzione c’è un’elegante struttura a pianta quadrata delimitata da portici, come se fosse un chiostro, costruita a ridosso della parrocchiale dedicata a San Giacomo sul finire del Settecento. Il governo veneto aveva concesso il permesso di procedere alla nuova costruzione perché il precedente camposanto, risalente a due secoli prima, non era più sufficiente a contenere le salme. Quando poi la legge napoleonica impose la collocazione dei siti di sepoltura fuori dai centri abitati, i gabianesi per un po’ si opposero, ma nel 1820 si arresero e costruirono l’attuale struttura vicina all’antica chiesa di San Genesio, che all’epoca si trovava in aperta campagna, a Sud del centro abitato.

Da oltre 25 anni, dall’inizio di ottobre, gli «Amici del presepio», un gruppo di appassionati dai venti ai sessant’anni di età, trascorrono le serate nel Sagrato.

Chiudono i portici su tre lati ricavando tre corridoi lungo i quali ricreano scorci della Palestina che ospitano suggestive ricostruzioni dei momenti salienti dell’infanzia di Gesù: dall’Annunciazione alla fuga in Egitto.

LE STATUETTE, alcune risalenti a un secolo fa, trovano posto in edifici di polistirolo che, ricoperti di gesso e dipinti, sembrano solidi e fissi, ma che ogni anno vengono disposti in modo diverso.

Tornando al cantiere, per accedere al finanziamento regionale il Comune ha l’obbligo di concludere i lavori entro il 30 dicembre. «Quindi, per cause di forza maggiore e per concludere in tempo i lavori, quest’anno non potremo autorizzare l’allestimento del tradizionale e bellissimo presepio che veniva preparato qui», aggiunge il sindaco Giuseppe Lama.

Che nel frattempo ha già organizzato un incontro con gli Amici per trovare una soluzione alternativa in tempi utili. In modo da salvare non solo il Sagrato napoleonico e le sue meravigliose architetture, ma anche la tradizionale natività che ogni anno le impreziosisce durante il periodo natalizio.

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