Rotta dei profughi
I calcoli dell’Anci
«intasano» le valli

di Magda Biglia

Cresce il numero dei richiedenti asilo nel Bresciano: il numero dei profughi ha raggiunto quota 2900. Dopo un periodo intenso nel mese scorso, gli arrivi ora si sono fatti meno consistenti; gli ultimi dodici stranieri sono arrivati al Pampuri di Brescia in attesa della destinazione.

Per l’accoglienza al momento si provvede col turn over e con le convenzioni del bando precedente prorogate fino al prossimo mese di giugno, in attesa dei progetti nell’ambito dello Sprar che dovranno essere presentati in due tornate, il 31 marzo, con attivazione dal primo luglio, e il 30 settembre. Difficile però che se ne vedano molti alla fine del mese prossimo, perché la predisposizione non è per niente semplice.

NELLA SEDE dell’Associazione comuni bresciani pervengono richieste di chiarimenti sul sistema Sprar che, pur volontario, dovrà diventare comunque quello predominante. Per spiegarne l'organizzazione il prefetto Valerio Valenti sta incontrando comunità e sindaci nel territorio: i prossimi appuntamenti saranno in Valsabbia e nell'ambito Brescia Ovest.

La provincia di Brescia ha un problema in più. Secondo l'accordo del Governo con l'Anci, ai Comuni non metropolitani spetta una percentuale di accoglienza del 2,5 per cento rispetto agli abitanti, da non superare con clausola di garanzia, ma le popolazioni fino a 2mila residenti dovranno ospitarne sei. Su 205, sono ben 62 i paesi piccoli, anche molto piccoli: si presenta il rischio che alla fine, soprattutto nelle valli, la presenza diventi più pesante del dovuto. È un inghippo che è stato sollevato e che le Comunità montane tramite le loro associazioni spediranno a Roma.

La soluzione su cui continua a premere la Prefettura è la presentazione di progetti fra aggregati di Comuni, anche perché il bando per utilizzare un gestore parte da un minimo di dieci posti. Se un Comune non ha spazi può unirsi con un altro, o con altri, con maggiori disponibilità, fermo restando il limite di garanzia e il finanziamento statale del 95 per cento.

In molti dei paesi, dove le sigle aderenti al Forum del terzo settore gestiscono l'accoglienza diffusa, circa una sessantina, si stanno svolgendo incontri per una trasformazione dei Cas in Sprar, che vuol dire protagonismo diretto dell'amministrazione che riceve i fondi. Se ne sta parlando, ad esempio, a Erbusco, Rodengo Saiano, Pompiano. Si arricchirà così il quadro degli Sprar locali: ultimi aggiunti col bando 2016-17 Palazzolo sull'Oglio, 15 posti, Calvisano con 10, la Provincia con 33. Da noi i progetti sono undici e 29 i comuni interessati, capoluogo compreso.

In Italia, alla fine del 2016, erano 652 per un totale di mille enti locali coinvolti. Ma la speranza della prefettura poggia su progetti inediti in quella metà di Bresciano in cui di profughi non c'è l'ombra.

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