Christo: «Il lago d’Iseo
è diventato casa mia»

di Cinzia Reboni

«Il lago di Iseo è il mio approdo sicuro, le persone che mi hanno aiutato a realizzare un sogno, la mia famiglia». A un anno di distanza Christo non ha cambiato idea. Ha ribadito il suo feeling con il Sebino a Basilea in occasione della presentazione in anteprima mondiale del libro fotografico di Wolfgang Volz, una sorta di diario di bordo per immagini di The Floating Piers. Christo ha ricordato le parole pronunciate un anno fa: «Un disturbo lieve. E poi ce ne andiamo». Solo 16 giorni. Sedici giorni che hanno cambiato la storia del lago di Iseo, diventato la «terra promessa» di un milione e duecentomila persone che, provenienti da ogni parte del mondo, hanno camminato sulla passerella giallo dalia che ha unito Sulzano e Montisola. E a nulla erano valse le insistenze di chi avrebbe voluto «prolungare» la magia. Niente e nessuno era riuscito a convincerlo a bissare l’esperienza altrove.

«Le mie sono opere uniche che se ne andranno per sempre - ribadisce Christo -. Non possono essere replicate, né acquistate, perchè sono l’espressione della libertà».

UN ANNO DOPO, Christo non ci sarà (o forse sì? l’artista non è nuovo ad arrivi a sorpresa tra gli «amici» del lago d’Iseo che comunque lo attendono a settembre), ma tutti, guardando quel fascio di luce verde e blu che solcherà il lago d’Iseo domani sera, rivivranno quell’esperienza unica e irripetibile della passerella. Lo ha ricordato lo stesso artista durante la presentazione del libro di Volz. «The Floating Piers è un sogno che si è realizzato grazie agli amministratori del territorio e a tutte le persone che hanno contribuito affinchè il “prodigio“ potesse accadere».

E proprio il ponte sul lago di Iseo potrebbe essere l’ultimo «miracolo» di Christo, visto che il settimo dei suoi Water Projects non si avvererà. «Over the River», il grandioso progetto cullato per venticinque anni insieme alla moglie Jeanne-Claude, si è infatti infranto sui muri ideologici e burocratici del governo statunitense. La grandiosa installazione sul fiume Arkansas in Colorado, con un drappo color argento che avrebbe dovuto coprire quasi 10 chilometri - messa in cantiere nel 1992 e continuamente bloccata dalle autorità locali, e per la quale l’artista ha già speso qualcosa come 15 milioni di dollari di fondi personali - doveva sorgere su terreno federale, e quindi gestito direttamente dal presidente Usa. Ma Christo non vuole avere nulla a che fare con Donald Trump. «Non voglio aspettare più», ha detto l’artista. La verità è che il clima in America è decisamente diverso da quello stimolante e pieno di aspettative respirato sul Sebino, anche quando il ponte galleggiante era solo un’idea.

«NON RESTERÀ NIENTE?», gli avevano chiesto in molti dopo aver vissuto l’emozione di passeggiare sulle acque. E lui, portandosi una mano sul cuore, aveva risposto: «Lo terrete per sempre qui, dove io terrò sempre il lago di Iseo e le persone che mi hanno aiutato a realizzare un sogno». A 12 mesi di distanza, Christo non ha cambiato idea.

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