Effetto deserto sulla provincia: nel 2017 piogge in calo del 59 %

Anche il Garda sta pagando dazio a un’annata di siccità record
Anche il Garda sta pagando dazio a un’annata di siccità record
Anche il Garda sta pagando dazio a un’annata di siccità record
Anche il Garda sta pagando dazio a un’annata di siccità record

Luciano Scarpetta È l’anno più secco in Italia dall’800. Il «verdetto» emesso nei giorni scorsi dal Consiglio nazionale delle ricerche si specchia in un lago di Garda in apnea. Secondo il Cnr le piogge sono state di oltre il 30% inferiori alla media degli ultimi 57 anni. Brescia non fa eccezione, anzi: solo a febbraio le precipitazioni si sono mantenute in linea con i valori registrati dal 1960. Gennaio con 46,7 millimetri di precipitazione contro la media di 65,5 e ottobre, 86,6 a fronte di 111,4, i mesi più anomali. Complessivamente, in dieci mesi su undici si è registrato un deficit di precipitazioni, addirittura del 59% se raffrontato alla media degli ultimo decennio. Il risultato è che gli accumuli annuali, salvo piogge monsoniche nelle ultime due decadi di dicembre, a fine 2017 saranno di un terzo inferiori agli ultimi anni. Il Garda è quello che se la passa meno peggio: ieri il livello misurava 48 centimetri sopra lo zero idrometrico, in pratica la stessa quota registrata il 20 settembre al termine della stagione irrigua, con afflussi a 12 metri cubi al secondo e deflussi a 14 metri cubi al secondo, per una percentuale di riempimento del 25,6%. L’anno scorso al 9 dicembre il lago era a più 103 centimetri: all’appello mancano 55 centimetri, con prospettive non certo rassicuranti per la primavera. «SAREBBE preoccupante iniziare la prossima stagione irrigua con un lago così basso - ammette Pierlucio Ceresa direttore della Comunità del Garda -. In passato è accaduto di far uscire acqua dal lago per 150 metri cubi al secondo verso il mantovano, quando i livelli erano alti, sprecando risorse preziose». Non è certo il caso degli ultimi anni, dove è di regola ormai lesionare in autunno ed inverno ogni singola goccia d’acqua, lasciano solo fuoriuscire il quantitativo minimo per garantire l’attività delle centrali idroelettriche e tutelare il biosistema dei laghetti del mantovano, patrimonio Unesco. I 6 metri cubi dei 14 totali che escono ogni secondo, vengono convogliati nel Mincio e utilizzati dalla centrale Montina, 7,5 alimentano la centrale di Montecorno e 0,5 metri finiscono nel canale irriguo Seriola. «Mezza giornata di pioggia ogni tanto non basta certo per far alzare i livelli di un lago di 370 metri quadrati di superficie e 50 chilometri cubi cubici di acqua», ammette Ceresa. Il nesso tra anomalie metereologiche e ferite ambientali è ormai assodato. Emblematico il risultato della ricerca condotta dalla Comunità del Garda che dal 2010 al 2013 è stata capofila del prestigioso partenariato internazionale «Progetto Eulakes» che ha coinvolto altri tre laghi: l’ungherese Balaton, il polacco Charzykowsie e l’austriaco Neusiedl. «LO STUDIO – racconta Ceresa – ha permesso di sviluppare una strategia comune di gestione dei laghi, sviluppando linee guida a livello europeo per la gestione sostenibile della risorsa idrica». Nello specifico si è cercato di indagare l’evoluzione climatica nell’orizzonte temporale del primo secolo del 2000, stimando i possibili effetti dei cambiamenti climatici attesi al 2100. In ognuno dei 4 ambienti sono state sviluppate attività di ricerca che prevedevano il monitoraggio della qualità chimico-fisica dei laghi e lo sviluppo di metodi di controllo e analisi ambientale, il miglioramento della conoscenza dello stato ecologico e l’evoluzione sul lungo periodo in funzione dei cambiamenti climatici. •

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