Alta velocità, novant’anni nella leggenda

di Valentino Rodolfi
Gli ultimi idrocorsa del Rav di Desenzano, oggi custoditi al Museo dell’Aeronautica sul lago di BraccianoIl magnifico Macchi Mc72 del record mondiale di Francesco Agello
Gli ultimi idrocorsa del Rav di Desenzano, oggi custoditi al Museo dell’Aeronautica sul lago di BraccianoIl magnifico Macchi Mc72 del record mondiale di Francesco Agello
Gli ultimi idrocorsa del Rav di Desenzano, oggi custoditi al Museo dell’Aeronautica sul lago di BraccianoIl magnifico Macchi Mc72 del record mondiale di Francesco Agello
Gli ultimi idrocorsa del Rav di Desenzano, oggi custoditi al Museo dell’Aeronautica sul lago di BraccianoIl magnifico Macchi Mc72 del record mondiale di Francesco Agello

Cuori e motori, uomini e macchine in lotta contro l’impossibile. Questo fu il Reparto Alta Velocità dell’Aeronautica, che a Desenzano scrisse pagine leggendarie della storia dell’aviazione tra il 1927, novant’anni fa, e il 1936.

NOVANT’ANNI: una ricorrenza che Desenzano ricorda con una mostra che sarà inaugurata domenica alle 11, alla galleria civica di palazzo Todeschini, aperta fino al 5 novembre, a cura dell’Associazione Arma Aeronautica con il patrocinio del Comune. Cimeli, immagini, simboli di un’epopea unica e irripetibile, che culminò il 23 ottobre del 1934 con il record mondiale di velocità fissato dal maresciallo Francesco Agello, volando a 709 chilometri orari su un apparecchio di incredibile bellezza: l’idrocorsa rosso Macchi Castoldi Mc 72. Un evento che fece scalpore in quell’Italia, quando il reparto aeronautico di Desenzano era come oggi la nazionale di calcio: un simbolo di supremazia tecnica e umana, in perenne competizione con aviatori inglesi, francesi, americani, come in una specie di Olimpiade aeromeccanica tra record, coppe, trofei. Era un’aviazione sportiva e cavalleresca, che poi la guerra spazzò via. Oggi si può guardare con critico distacco a quell’Italia, ancora permeata di cultura futurista e dannunziana, avvolta nella retorica militaresca dell’era fascista. Ma l’avventura di quei piloti e di quei meccanici, che a Desenzano lottarono per un record, fu soprattutto una grande avventura umana: far volare aerei all’avanguardia; mettere a punto motori di una potenza mai vista; domare quelle macchine anche a costo della vita. Lunga la lista dei piloti precipitati nel lago nei voli di prova: Monti, Bellini, Dal Molin, Motta, Neri, Maggi, Nicelli, Borra, Centurione, Sartori. Giù il cappello, dopo 90 anni. Che cosa resta a Desenzano? Il monumento «all’Alta velocità» in piazza Matteotti. Le vie cittadine e lo stadio intitolati ai piloti, l’Idroscalo in via di dismissione. I pochi idrovolanti rimasti, quattro in tutto, sono oggi al Museo nazionale dell’Aeronautica, sul lago di Bracciano. Lontani dagli occhi, per i desenzanesi, ma non dal cuore.

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