Dagli antichi annali
agli schermi digitali
di sonar e robot

UNA SAGOMA SUL SONAR. Questo «serpentone», che il computer misura in una lunghezza di 8 metri, è la misteriosa sagoma mobile avvistata dal robot subacqueo dei «Deep Explorers», il gruppo sub di Toscolano.UNO SPARO NEL BUIO. La testimonianza più inquietante di tutte è il racconto di Antonio Spallanzani, pescatore subacqueo: un cruento «faccia a faccia» con un’anguilla gigantesca, sui fondali al largo di Manerba.
UNA SAGOMA SUL SONAR. Questo «serpentone», che il computer misura in una lunghezza di 8 metri, è la misteriosa sagoma mobile avvistata dal robot subacqueo dei «Deep Explorers», il gruppo sub di Toscolano.UNO SPARO NEL BUIO. La testimonianza più inquietante di tutte è il racconto di Antonio Spallanzani, pescatore subacqueo: un cruento «faccia a faccia» con un’anguilla gigantesca, sui fondali al largo di Manerba.
UNA SAGOMA SUL SONAR. Questo «serpentone», che il computer misura in una lunghezza di 8 metri, è la misteriosa sagoma mobile avvistata dal robot subacqueo dei «Deep Explorers», il gruppo sub di Toscolano.UNO SPARO NEL BUIO. La testimonianza più inquietante di tutte è il racconto di Antonio Spallanzani, pescatore subacqueo: un cruento «faccia a faccia» con un’anguilla gigantesca, sui fondali al largo di Manerba.
UNA SAGOMA SUL SONAR. Questo «serpentone», che il computer misura in una lunghezza di 8 metri, è la misteriosa sagoma mobile avvistata dal robot subacqueo dei «Deep Explorers», il gruppo sub di Toscolano.UNO SPARO NEL BUIO. La testimonianza più inquietante di tutte è il racconto di Antonio Spallanzani, pescatore subacqueo: un cruento «faccia a faccia» con un’anguilla gigantesca, sui fondali al largo di Manerba.

I primi a parlarne furono i frati francescani, che nel XVI secolo vivevano in un monastero sull’isola del Garda: creature mostruose e ferocissime che affioravano dai fondali del lago. Ne riferì nel 1599, negli stessi termini, il naturalista Bongianni Gratarolo, nella sua «Historia della Riviera di Salò». Ma è soprattutto negli ultimi anni che la documentazione si è arricchita, anche grazie alle nuove tecnologie: l’uso di sonar a scansione e robot subacquei ha permesso di «catturare» più volte il mostro, o almeno la sua ombra enorme e sfuggente.

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