Garda Uno, il tempo stringe
Gelmini preme per l’accordo

di Luciano Scarpetta
Mariastella Gelmini
Mariastella Gelmini
Mariastella Gelmini
Mariastella Gelmini

Mentre gli Ato delle due sponde lavorano in sinergia per garantire una soluzione al progetto della depurazione benacense, sulla sponda bresciana del lago c’è da sciogliere entro fine anno il nodo dell’ingresso di Garda Uno nella società Acque Bresciane, la newco creata dalla Provincia per affidare dopo le nuove disposizioni regionali la gestione del servizio idrico.

Tradotto in soldoni, nel vero senso della parola, condizione essenziale per accedere ai fondi statali per la depurazione del Garda. Senza questo passo formale è infatti impensabile attuare l’accordo di programma con le Regioni, il Governo, gli Ambiti territoriali e i soggetti titolati a partecipare al maxi progetto. Come ha ben ricordato ieri il presidente Gianluca Delbarba.

Il rischio, niente affatto remoto, è di vedere dirottati altrove gli stanziamenti promessi. Sulla questione per ora, dalla dirigenza della multiutility di Padenghe non trapela nulla in proposito, anche se nei prossimi giorni è attesa dal presidente Mario Bocchio una presa di posizione ufficiale. Si tratta, come sottolineato dalla presidente della Comunità del Garda Mariastella Gelmini un paio di sabati fa a Torri durante l’incontro con i sindaci del comprensorio gardesano di una vera e propria corsa contro il tempo. «Serve subito un accordo prima della fine della legislatura, definendo nel più breve tempo possibile l’intesa tra Regioni, il Governo, gli Ambiti territoriali e i soggetti titolati a partecipare. La legge - ricorda Gelmini - prevede che il conferimento in Acque bresciane non sia discrezionale ma un obbligo con l’applicazione di sanzioni per chi non entra: dovesse saltare l’accordo di programma, ognuno si assumerà la responsabilità politica del non ottenimento dei finanziamenti».

Nella vicenda pesano le situazioni ancora irrisolte a livello di depurazione in molti luoghi della Provincia che hanno causato l’avvio delle procedure di infrazioni europee. E molti comuni gardesani aderenti a Garda Uno, temono in caso dell’entrata in Acque Bresciane, il dirottamento di parte dei famosi 100 milioni di euro stanziati dal Cipe per la collettazione del lago di Garda. In questa fase inoltre, sono già una decina i Comuni che in consiglio comunale hanno accolto la proposta di adesione alla richiesta di referendum consultivo provinciale per la gestione del servizio idrico integrato.

L’obiettivo dei promotori è fermare qualsiasi forma di privatizzazione della gestione del servizio idrico integrato e impedire al soggetto (ente o società) affidatario della gestione, di cedere qualsiasi quota della sua stessa proprietà a soci diversi dagli enti locali situati sul territorio bresciano.

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