Guerra dell’acqua,
Limone sfida
il Quirinale

di Luciano Scarpetta
Il sindaco di Limone Franceschino Risatti va alla guerra dell’acqua
Il sindaco di Limone Franceschino Risatti va alla guerra dell’acqua
Il sindaco di Limone Franceschino Risatti va alla guerra dell’acqua
Il sindaco di Limone Franceschino Risatti va alla guerra dell’acqua

Il sindaco di Limone Franceschino Risatti è pronto a disobbedire al presidente della Repubblica Sergio Mattarella pur di tutelare i «cittadini da una stangata sulle tariffe del ciclo idrico». Nonostante la diffida contenuta nella sentenza del Consiglio di Stato che impone al Comune di ottemperare alla decisione del Capo dello Stato, il primo cittadino non consegnerà le chiavi dell’acquedotto ad Acque Bresciane. L’ultimatum dei giudici di palazzo Spada scade tra 60 giorni, ma Limone guarda al 25 aprile, un giorno che potrebbe sancire la «liberazione» da Acque Bresciane.

«MERCOLEDÌ 25 APRILE– conferma il sindaco – ci sarà il nuovo pronunciamento del Consiglio di Stato sulla nostra richiesta di continuare a gestire il forma autonoma il servizio idrico, secondo le regole presentate all’Ufficio d’Ambito di Brescia il primo giugno 2017». Il silenzio dell’Ato è stato per il Comune una forma di assenso. «Il nostro Comune – continua Risatti –, risponde a tutti e tre i requisiti chiesti dalla legge continuare a gestire il servizio». Limone infatti si approvvigiona da fonti qualitativamente pregiate, dispone di sorgenti in parchi naturali ed ha dimostrato efficienza nell’impiego delle risorse idriche. «Il nostro acquedotto si rifornisce esclusivamente dalla valle fluviale del Singol, percorsa dal torrente San Giovanni - spiega Risatti -. La captazione avviene in quota dove è pure collocato l’impianto di filtrazione e potabilizzazione, finanziato dal Comune prima del 2007, a poche centinaia di metri dalle sorgenti, in luoghi liberi da insediamenti antropici o zootecnici. Il nostro territorio rientra nel Parco regionale Alto Garda Bresciano e risulta per di più pressoché totalmente vincolato dal punto di vista paesaggistico». Sempre secondo gli amministratori poi, la gestione comunale autonoma si è dimostrata ampiamente più efficiente di quella di Garda Uno (ora in Acque Bresciane), sotto tutti i profili: tempi di intervento; modalità di captazione della risorsa idrica; modalità di fatturazione, investimenti e costi di gestione.

«DI TUTTE QUESTI aspetti – tuona il sindaco Franceschino Risatti –, ho avuto modo di parlare anche con diversi sindaci che hanno firmato l’accordo con Acque Bresciane: bisogna sempre tener presente che siamo al servizio dei cittadini ma qualcuno pare invece fare orecchie da mercante sembrando più interessato a tenersi buona la poltrona. Da quando abbiamo cominciato nel 2014 a gestire l’acquedotto mantenendo invariate le tariffe Ato, - continua - i nostri cittadini hanno solo pagato quello che consumavano e tutto è stato reinvestito nel ciclo idrico. Le letture poi avvengono 3 o 4 volte l’anno fotografando i numeri del contatore e monitorando le eventuali perdite. Cosa avviene invece quando la lettura avviene forse una volta l’anno? Cumulando i consumi presunti chi paga poco è inserito in una categoria superiore e paga di più». La battaglia dell’acqua è solo all’inizio. «Stiamo valutando con i legali di chiedere la restituzione del denaro versato in più dai miei cittadini a Garda Uno in questi anni». In vista del referendum sull’acqua, parte dunque da Limone l’offensiva dei sindaci contrari all’affidamento del servizio a società miste.

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