Il fronte del Sì
parte in pressing
sui sindaci

di Cinzia Reboni
Samuele AlghisiMarco Apostoli
Samuele AlghisiMarco Apostoli
Samuele AlghisiMarco Apostoli
Samuele AlghisiMarco Apostoli

La Provincia accelera, il Comitato e i sindaci «ribelli» annunciano le barricate. Il referendum che ha portato al voto 216.479 bresciani (209.212 quelli a favore del sì) ha radicalizzato le posizioni opposte nella battaglia dell’acqua. Il presidente del Broletto Samuele Alghisi ha già varato l’agenda che porterà alla gara per la scelta del partner di Acque Bresciane. «Dalla consultazione sono emerse indicazioni che non saranno ignorate - ribadisce Alghisi - l’ultima parola però spetta all’assemblea dei sindaci, che deciderà se proseguire nell’operazione varata nell’ottobre del 2016». Ovvero indire una gara europea per selezionare il privato destinato ad acquisire fino al 49% del gestore unico del ciclo idrico. «NON ESCLUDIAMO di abbassare al 40% la quota destinata ai privati, ma la cosa più sbagliata sarebbe restare fermi davanti alle sanzioni europee che minacciano 32 Comuni - incalza Alghisi - dobbiamo recuperare il tempo perduto per garantire gli investimenti sulla rete e la depurazione e assicurare acqua di qualità a tariffe accessibili». «La mossa della Provincia è fumo negli occhi dei cittadini che hanno chiesto di rinunciare alla gestione mista - ribatte Marco Apostoli nella duplice veste di consigliere provinciale ed esponente del Comitato Acqua Pubblica -. Dal vocabolario degli amministratori è scomparsa la definizione di gara europea, ma si continua a parlare insistentemente solo di A2A. Tutti fanno finta di ignorare che dietro l’angolo ci sono i francesi pronti ad entrare, come già avvenuto per l’illuminazione nella Bassa». Il Comitato annuncia «un pressing sui sindaci dei Comuni dove l’affluenza è stata maggiore, per chiedere di rispettare il mandato dei cittadini - prosegue Apostoli -. Dei 98 amministratori che avevano votato a favore dell’ingresso del privato, qualcuno potrebbe smarcarsi». Apostoli aggiusta il tiro delle dichiarazioni del ministro all’Ambiente Sergio Costa, secondo il quale «non si può bloccare una gara in corso». Ma a Brescia «non c’è nessuna gara già in corso - osserva Apostoli -. Abbiamo chiesto a Costa di tenere in stand by tutte le procedure non ancora perfezionate finché non sarà pronta la nuova legge. Il ministro consulterà gli esperti per capire se è giuridicamente possibile». In Valcamonica e sull’alto Garda si spinge per la secessione. «I sindaci non potranno ignorare il risultato del referendum - afferma Franceschino Risatti, primo cittadino di Limone, che si è rivolto alla Corte Europea per non cedere le chiavi del servizio ad Acque Bresciane - L’abbassamento della quota destinata ai privati potrebbe diventare un punto di equilibrio accettabile, a patto che non si vada oltre il 30%». Risatti guarda anche ai due disegni di legge presentati in Parlamento e in Regione: «Con un nuovo quadro normativo le comunità montane di alto Garda e Valcamonica potrebbero gestire in autonomia gli acquedotti». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti