Il ricorso «no» Supertreno arriva al Consiglio di Stato

di V.R.
L’avvocato Fausto Scappini
L’avvocato Fausto Scappini
L’avvocato Fausto Scappini
L’avvocato Fausto Scappini

Giorni, settimane, forse un mese, ma è iniziata lattesa della sentenza che potrebbe, forse, mettere la pietra tombale sull’attuale progetto dell’alta velocità Brescia-Verona: è la sentenza del Consiglio di Stato, dove ieri mattina si è svolta l’udienza sul ricorso dei comitati No Tav e di una cinquantina di soggetti tra associazioni e cittadini bresciani e veronesi che rischiano di finire sotto la mannaia degli espropri. LA QUESTIONE giuridica è sulla legittimità di specifici documenti: la verifica di ottemperanza (da parte del ministero dell’Ambiente) del progetto definitivo del lotto funzionale Brescia-Verona, con una decina di «gravi vizi e lacune» sollevati dai No Tav, e la reiterazione del vincolo di esproprio sui terreni che saranno attraversati dal tracciato o dai cantieri. L’antefatto è che, sul progetto esecutivo, il ministero dell’Ambiente aveva opposto 22 prescrizioni al progettista per altrettante lacune o zone d’ombra del progetto. Alle prescrizioni aveva risposto Italferr, intascando il via libera: la «dichiarazione di ottemperanza». Ritenendo non sanate le lacune, tramite l’avvocato Fausto Scappini i ricorrenti si erano rivolti al Tar del Lazio, che aveva respinto. Ieri l’appello al Consiglio di Stato. Tra le contestazioni, la «non conformità» tra il progetto definitivo e quello preliminare, il parere negativo al progetto da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici, l’assenza di opzioni alternative (come invece prevedono le direttive Ue), la mancata analisi del rapporto costi-benefici. Ieri l’udienza, si attende il verdetto.

Suggerimenti