La «Ciclovia del Garda» è nata senza testa

di Luciano Scarpetta Sergio Zanca
Il percorso ciclopedonale di Limone: bellissimo, ma «slegato» da un progetto di insieme per tutto il lago
Il percorso ciclopedonale di Limone: bellissimo, ma «slegato» da un progetto di insieme per tutto il lago
Il percorso ciclopedonale di Limone: bellissimo, ma «slegato» da un progetto di insieme per tutto il lago
Il percorso ciclopedonale di Limone: bellissimo, ma «slegato» da un progetto di insieme per tutto il lago

Luciano Scarpetta Sergio Zanca No a iniziative estemporanee sulla ciclovia del Garda, ma progettazioni partecipate, una cabina di regia condivisa per avere un’idea di insieme e non «pezzi» di ciclabili anarchiche e slegate, tenendo conto della morfologia del territorio. E nei tratti difficili, come da Gargnano al Porto di Tremosine dove lo spazio manca e la roccia è a picco, rinunciare alla ciclabile per usare invece le vie d’acqua, con uno scambio modale bici-battello. Non erano pochi quelli che venerdì sera hanno assistito nella sala dei Provveditori di Salò al dibattito di associazioni ambientaliste e comitati di tutto il lago sul tema delle «Ciclovie del Garda». L’OPERA complessiva prevede 140 km di piste intorno al lago alle quali il comitato, sostenuto anche da Wwf e Italia Nostra, non è pregiudizialmente contrario, ma chiede che sia realizzata nel rispetto dell’ambiente, del paesaggio, della sicurezza. «Abbiamo organizzato questi tavoli di confronto - ha spiegato Luca Trentini del Comitato per la mobilità sostenibile del Garda, nato lo scorso autunno a Toscolano Maderno - per cercare di fare un po’ di chiarezza sulle ciclabili, evitando magari soluzioni campanilistiche come sta purtroppo già accadendo in qualche comune». Alcuni dati: «Il progetto finanziato dallo Stato è tutto da progettare e il finanziamento è condizionato a un progetto unico e dovrà essere realizzato dalle tre Regioni che nel 2017 hanno sottoscritto il protocollo d’intesa con una sola regia coordinata dal Trentino». Indispensabile, secondo Fulvio Zezza già ordinario di geologia applicata allo Iuav Venezia, «la sicurezza ambientale soprattutto nel tratto di sponda bresciana da Gargnano a Riva, dove in molte zone la morfologia del territorio è a strapiombo sul lago: già sulla ciclopedonale di Limone sono caduti dei detriti e a Gargnano il tratto di ciclabile realizzato sulla via dei Dossi e inaugurato dalle autorità nel luglio 2013, non è mai stato aperto al transito per ragioni di sicurezza». L’80% DELLE PISTE italiane, è stato ricordato, è ad uso promiscuo per pedoni e ciclisti: «Impensabile che ciò avvenga sul Garda con 24 milioni di presenze stagionali. Se così fosse, inevitabilmente i biker, trovando le piste affollate, saranno costretti a ripiegare ancora sulla strada Gardesana. Il rischio concreto è di ritrovarci poi con tratti di piste scollegati tra loro, pesantemente impattanti e privi dei requisiti tecnici». Rossana Bettinelli, presidente della sezione provinciale di Italia Nostra: «Come architetto, a suo tempo ho studiato la ciclabile da Brescia a Pozzolengo, lunga 54 chilometri, recuperando sentieri abbandonati, passando davanti a osterie, santelle e altre realtà culturali. Per il Garda occorre uno studio partecipato e competente. Evitando errori come quelli fatti a Padenghe, dove il cemento ha preso il posto della spiaggia». Emblematico l’esempio del lago di Costanza, «dove - ha spiegato l’architetto Silvio Motta - è stata seguita una politica di rinaturazione delle coste con piste adatte anche alla mobilità sostenibile dei residenti». •

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