Nel veliero in fondo al lago
un patrimonio di bellezza

Un dettaglio del relitto con la magnifica polena alla prua del veliero
Un dettaglio del relitto con la magnifica polena alla prua del veliero
Un dettaglio del relitto con la magnifica polena alla prua del veliero
Un dettaglio del relitto con la magnifica polena alla prua del veliero

«Eravamo in zona e siamo passati a trovare un vecchio amico». A quasi due anni dal ritrovamento su un fondale di 120 metri al largo del porto di Moniga, il Nucleo sommozzatori del Gruppo volontari del Garda è tornato nei paraggi ad effettuare una sessione di studio dei fondali con strumentazione sonar, riportando in superficie altre nuove e suggestive immagini del «Roma», il veliero bialbero lungo circa 23 metri, affondato durante un fortunale il 18 febbraio 1938.

Quella mattina, l’armatore Giovanni Cattoni e il marinaio Bortolo Cretti intrapresero il viaggio da Desenzano a Riva del Garda per trasportare un carico di cemento, ma dopo poche miglia, al largo di Moniga, un potente vento di «Vinessa» provocò l’affondamento dell’imbarcazione. L’equipaggio riuscì a salpare la lancia di poppa, ma la burrasca non permetteva uomini di approdare a Moniga.

Le cronache dell’epoca raccontano che molte persone, accorse alla vista dell’affondamento, si prodigarono per salvare i due marinai, che in qualche modo furono tratti a riva. Ma la nave è ancora là, in fondo al lago.

A 79 anni di distanza, il relitto si trova adagiato sul fondale sabbioso in ottime condizioni, con i due alberi ancora eretti, tutte le dotazioni di bordo ancora presenti e la polena a prua (la statua collocata nella parte anteriore dell’imbarcazione), ancora ben conservata. Sul Garda tra la fine Ottocento e inizio Novecento era in attività una trentina di imbarcazioni del genere, impiegate al trasporto merci tra i paesi del lago.

Il ritrovamento del «Roma» non sarà certo da catalogare tra quelli fondamentali a livello storico, ma rimane nella memoria per il suo suggestivo carico di ricordi. L.S.

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