«Non fu epidemia, ma acqua adulterata»

Distribuzione di acqua potabile a San Felice durante l’emergenza
Distribuzione di acqua potabile a San Felice durante l’emergenza
Distribuzione di acqua potabile a San Felice durante l’emergenza
Distribuzione di acqua potabile a San Felice durante l’emergenza

Mario Pari Nessun reato d’epidemia colposa. Questa la decisione della Corte di Cassazione con riferimento a quanto accadde a San Felice del Benaco nel 2009 quando la gastroenterite colpì ben 2mila persone. La Suprema Corte nell’udienza che si è tenuta nei giorni scorsi ha riqualificato il reato in distribuzione di alimenti adulterati. Si trattava, secondo quanto stabilito nel procedimento, dell’acqua del- l’acquedotto «Garda Uno», azienda responsabile del- l’impianto. L’unico imputato rimasto, in terzo grado, era Mario Giacomelli, difeso dall’avvocato Marina Zalin di B&P studio legale. È inoltre intervenuta la prescrizione. La vicenda giudiziaria non è però conclusa dal momento che è stata rinviata per le sole questioni civili. ANNULLAMENTO quindi, da parte della Cassazione, della sentenza d’appello e devoluzione ai giudici civili per le pronunce relative ai risarcimenti. Giacomelli ha risarcito il danno sin da prima della sentenza di secondo grado. Quando la gastroenterite colpì 2 mila persone a san Felice del Benaco si verificò una vera e propria emergenza al punto che l’acqua venne portata con le autobotti. In quei giorni tra l’altro si era in una fase importante della stagione turistica e le ripercussioni di quanto accadde furono notevoli. Tra le parti civili anche Federconsumatori, rappresentata dall’avvocato Pietro Garbarino. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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