Tav sul Garda,
parte il conto
alla rovescia

di Flavio Marcolini
Un momento dell’assemblea dei comitati No Tav, a Lonato: c’erano anche i frati del Frassino
Un momento dell’assemblea dei comitati No Tav, a Lonato: c’erano anche i frati del Frassino
Un momento dell’assemblea dei comitati No Tav, a Lonato: c’erano anche i frati del Frassino
Un momento dell’assemblea dei comitati No Tav, a Lonato: c’erano anche i frati del Frassino

Cresce l’inquietudine dei comitati che si oppongono al progetto della Tav Brescia-Verona, il dossier più urgente tra le «grandi opere» oggi in Italia: il progetto definitivo è approvato e finanziato, l’esecutivo è in corso, il contratto col consorzio di imprese Cepav Due è già firmato e si paventa da un giorno all’altro l’avvio delle procedure di esproprio dei terreni per quasi cinquecento bresciani tra cittadini e aziende.

C’ERA TANTA GENTE In effetti l’altra sera, all’assemblea del coordinamento No Tav di Brescia e Verona, nella sala civica di Lonato: è il Comune sul cui territorio dovrebbero aprirsi i cantieri del primo lotto, per realizzare una galleria di 7,3 chilometri fino a Desenzano e un’area logistica su oltre 3 ettari a Campagna. Voci preoccupate. Erano un centinaio, fra rappresentanti di enti, associazioni, aziende ma anche semplici cittadini, determinati a lanciare per l'estate una controffensiva che porti ad una moratoria. Mentre ancora pende un ricorso dei gruppi ambientalisti che hanno impugnato la delibera del Cipe 42, quella del progetto definitivo, tra i primi a interventire è stata Alessandra Zanini: «Le 309 prescrizioni allegate al progetto, centinaia di modifiche progettuali tutt’ora in corso, avrebbero dovuto imporre un integrazione della valutazione di impatto ambientale. Manca anche una Vas, valutazione ambientale strategica: il governo ha tentato di ovviare a questa illegittimità avviando nel dicembre 2016 la Vas sull’allegato infrastrutture che conteneva anche la Brescia-Verona, ma le Sovrintendenze l'hanno bocciata perché non erano in grado di compiere una valutazione sugli effetti sui beni culturali e architettonici, oltre che ambientale, in quanto i progetti erano troppo indefiniti».

TRA GLI INTERVENTI spicca quello di Padre Giovanni Di Maria, rettore della Comunità della Madonna del Frassino, a Peschiera, dove pure si apriranno i cantieri del primo lotto: «Noi frati abbiamo ricevuto una lettera del Cepav sulle due prescrizioni concernenti il Santuario. Ma il problema - dichiara il religioso - non sono solo gli affreschi della facciata esterna. Il problema è molto più grosso, per esempio c'è la viabilità: con cantieri aperti per 7 anni come garantire l'afflusso di pellegrini al santuario?». Da parte sua Roberto Saleri chiede che «alle dichiarazioni con le quali alcuni politici di governo valutano la possibilità di ridiscutere il progetto, bisogna dare seguito con atti amministrativi». E rinnova un accorato appello al ministro dei trasporti Danilo Toninelli per un urgente incontro chiarificatore. Ma intanto? Valentina Zanini ha riferito che per gli espropriandi e i frontisti si sta costituendo una rete di consulenza per avvalersi di un collegio giuridico ad hoc e a costruire presidi di resistenza sul territorio.

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