Una fedina penale scandita da kalashnikov, sparatorie e rapine in banca «seriali»

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Massimo Castelli abita a Verona
Massimo Castelli abita a Verona
Massimo Castelli abita a Verona
Massimo Castelli abita a Verona

È il 3 marzo 2001: a bordo di un’Alfa 166 scura partono raffiche di mitra contro i carabinieri Roberto Perriccioli e Simone Agresti. Il primo colpito da una scheggia del vetro dell’auto perderà la funzionalità di un occhio. Per la sanguinosa sparatoria in via Traversagno a Ferrara viene subito arrestato Ivan Giantin, poi condannato a 14 anni. Ma le indagini proseguono e nel maggio del 2007 vengono arrestati Mariano Magro, detto il «Freddo», di Legnago, già in carcere a Venezia per associazione a delinquere, e Massimo Castelli, 36 anni di Verona. Entrambi vengono accusati di tentato omicidio, detenzione di armi -una pistola semiautomatica calibro 9 parabellum, due mitragliatori kalashnikov, una mitraglietta Uzi e munizioni e ricettazione di auto. Mariano Magro verrà assolto, Massimo Castelli verrà condannato a dieci anni. Ma il 47enne veronese figura anche in un altro agguato della Mala del Brenta. È IL 19 APRILE 2004 quando un gruppo di fuoco formato da «ex soldati» della vecchia Mala del Brenta che un tempo faceva capo al boss Felice Maniero, viene bloccata dalla squadra Mobile di Padova e di Venezia nel piazzale davanti alla scuola elementare «Zanella» a Torri di Quartesolo, nel Vicentino. Il commando si sta preparando ad assaltare un furgone portavalori. Un bandito, Adriano Meggiorin viene ucciso durante la sparatoria. I tre complici vengono arrestati: tra questi appunto Massimo Castelli condannato a cinque anni per una serie di rapine in banca, compreso un colpo a Lonato . Il blitz della polizia scatta mentre il commando cercava di recuperare un vero e proprio arsenale nascosto nel sottofondo di un furgone Transporter Volkswagen in sosta. Gli agenti sequestrarono kalashnikov con tre caricatori, una pistola con il colpo in canna e due revolver. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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