L’incisore di fucili «rottamato» dal Governo

di Luca Reboldi
Il laboratorio dell’incisore  Valter Patelli è aperto a   Ciliverghe
Il laboratorio dell’incisore Valter Patelli è aperto a Ciliverghe
Il laboratorio dell’incisore  Valter Patelli è aperto a   Ciliverghe
Il laboratorio dell’incisore Valter Patelli è aperto a Ciliverghe

Che ci sia una cronica carenza di lavoro, specie in una provincia laboriosa come quella bresciana, non è una novità. Ma se a chiedere la possibilità di poter continuare a lavorare è una persone con alle spalle una solida esperienza nel campo dell’artigianato ritrovatosi all’improvviso senza impiego, allora qualcosa non torna. L’ultima singolare storia che vede contrapporsi burocrazia ed assennatezza arriva da Ciliverghe di Mazzano. Lo sventurato protagonista Valter Patelli, settant’anni compiuti, più dei tre quarti dei quali trascorsi in bottega a praticare un’arte ormai quasi dimenticata: quella dell’incisione delle bascule di fucili, la parte centrale dell’arma sede dei meccanismi di sparo. Tutto ha inizio circa un paio di anni fa. Dopo aver lavorato per più di cinquant’anni nel laboratorio di casa, soddisfacendo committenze di fama internazionale - basti citare la Rizzini di Gardone Val Trompia, la Fabbri di Nave o la Perazzi di Botticino - a Valter Patelli viene fatto sapere dall’azienda per cui lavora che il rapporto di collaborazione non può più continuare. Il motivo è l’attuazione ferrea da parte della Questura di una legge risalente a più di ottant’anni prima, secondo la quale il signor Patelli per poter continuare ad operare dovrebbe possedere una speciale licenza per la fabbricazione delle armi. UN’APPLICAZIONE che secondo Patelli, oltre che ad essere tardiva, è pure incomprensibile: «Non posso nemmeno fare ricorso contro questa decisione, dal momento che non mi è mai stato notificato nulla per iscritto - lamenta l’artigiano - in tanti decenni nessuno ha mai mosso un dito, non si capisce perché proprio adesso questa legge debba essere applicata, per di più in modo insensato dal momento che io non posseggo in casa nessuna arma, ma solo delle innocue bascule». Lavorando in casa, infatti, Patelli dovrebbe adeguare il proprio laboratorio alle norme di legge, con un dispendio di denaro non indifferente. «Ho già svolto la quasi totalità dei lavori di adeguamento richiesti - continua Patelli - ottenendo il beneplacito a continuare la mia attività da parte del sindaco e dei carabinieri, eppure la Questura continua a negarmi l’autorizzazione. Io intanto non posso più lavorare, mentre altri miei colleghi, essendo più giovani, sono stati tutti assunti nelle aziende». UNA STORIA che ha dell’incredibile, specie alla luce delle più recenti modifiche legislative in materia: «Il nuovo Decreto Sicurezza ha persino aumentato il numero di armi sportive legalmente detenibili in casa, ma nulla dice su chi come me, senza nemmeno possedere armi funzionanti in casa, deve lavorarne delle semplici componenti». Dopo una vita di sacrifici, insomma, Valter Patelli chiede solo chiarezza: «Mi sono rivolto alle associazioni di categoria ma senza successo. Quindi ho deciso di rendere pubblica la mia vicenda per poter avere una deroga da parte della Questura e poter continuare ancora per qualche anno la mia attività, ne ho bisogno». Una richiesta di aiuta che finora è caduta nel vuoto. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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