«Situazione
nota, indagini
più affinate»

La comparazione dell’Ispra certifica una situazione sotto gli occhi di tutti. Ma un addetto ai lavori come Claudio Buizza - architetto di lungo corso, ben addentro agli strumenti urbanistici che si sono succeduti nel tempo, dallo storico Programma di fabbricazione al più recente Pgt introdotto nel 2005, passando per i Prg - invita a leggere con prudenza quei numeri che andrebbero sgrossati, affinati con indicatori diversi.

NON PERCHÈ non siano veritieri, solo non dipingono al meglio la realtà. Innanzitutto, con una metafora si può dire che i buoi sono da tempo scappati dalle stalle. Tra il 1990 e il 2010 l’incremento del consumo di suolo non ha conosciuto limiti; il raffronto tra quel periodo e l’oggi darebbe un quadro più efficace del cambiamento avvenuto.

Buizza ritiene che le percentuali di consumo del suolo siano in realtà più alte di quelle riportate, poichè non tutta la superficie di un Comune è edificabile. Colline, boschi, fiumi non rientrano nella «base imponibile» e ciò determinerebbe una riduzione dell’area di calcolo con il conseguente aumento della percentuale. Sarebbe meglio allora disporre di un rapporto tra l’urbanizzato e l’urbanizzabile potenziale che permetterebbe di definire meglio il quadro ambientale, mettendo in evidenza con ogni probabilità una sovrabbondanza rispetto alle previsione di crescita. Ci sono poi aspetti normativi che rischiano di ingannare sul risultato finale: ad esempio, la destinazione edificabile di un’area non ancora attuata è comunque considerata consumo di suolo. C’è un altro aspetto sul quale si indaga poco, ovvero l’aumentata impermeabilizzazione dei suoli che ingigantisce il problema della gestione delle acque meteoriche. Ma su tutto gli amministratori: l’ultima decisione spetta sempre a loro.W.G.

Suggerimenti