L’oleodotto top
secret della
Nato sotto i ferri

di Valerio Morabito

Valerio Morabito Sicuramente qualcuno ci sta camminando sopra proprio in questo momento. E non si accorge di nulla. Non potrebbe essere altrimenti considerato che il fiume «carsico» di carburante addittivato per aerei che scorre sotto i piedi di circa 30 mila abitanti della Bassa è un segreto militare. Un incartamento «top secret» che conoscono in pochi addetti ai lavori, e forse neppure tutti i 136 sindaci dei comuni del Nord ovest interessati dal passaggio delle tubature. Ma che ora è diventato (quasi) di pubblico dominio in vista dei lavori di potenziamento e di manutenzione dell’oleodotto decisi dalla Nato. L’OPERA INIZIERÀ con il potenziamento del terminale marittimo di Ruffino a La Spezia che rifornisce di carburante i caccia di stanza all’aerobase di Ghedi. Un’infrastruttura che rappresenta il solo punto di ingresso via mare per il combustibile che permette di far spiccare il volo agli aerei dislocati nei presidi militari di Ghedi, Villafranca di Verona, Aviano, Istrana e Rivolto. I dettagli dell’opera e della pipeline sono stati pubblicati sulla gazzetta ufficiale dell’Unione Europea nell’avviso di gara in cui, ai diretti interessati per svolgere i lavori, si è dato tempo fino al 30 novembre per candidarsi a occuparsi della «progettazione preliminare e studio di fattibilità tecnico-economica, progettazione esecutiva e coordinamento della sicurezza durante la fase di progettazione di infrastrutture e impianti necessari per carico e scarico di prodotti petroliferi raffinati da navi cisterna». Per comprendere il valore di questi lavori è sufficiente soffermarsi sui costi dell’appalto, che oltrepassano il milione di euro. Del resto, come è emerso da un documento del Ministero della Difesa, c'è tutta l'intenzione di risolvere questo problema: «Dell’esigenza Nato di poter risolvere le problematiche connesse allo stato conservativo delle condotte sottomarine e di adeguare a norma l’unico punto marittimo di introduzione e prelievo di combustibile Jet A–1 dal sistema di oleodotti del Nord Italia», c'è scritto nel testo del dicastero. «L’opera di progetto – è riportato nel documento ministeriale - consiste nella realizzazione di infrastrutture e di impianti che consentano le operazioni di ormeggio delle navi, lo sbarco e l’imbarco delle merci, attraverso la costruzione di una piattaforma di accosto collegata a terra con un pontile carrabile, avente anche la funzione di sostegno delle tubazioni per trasferire a terra i prodotti sbarcati e viceversa». In sostanza dovrebbe sorgere un nuovo pontile a La Spezia. Al momento le navi che scaricano il carburante per gli aerei attraccano a distanza dalla costa, svuotando le cisterne tramite una condotta sottomarina. Da qui il materiale raggiunge una stazione di pompaggio alle Pianazze e poi prosegue attraverso le stazioni di transito di Vezzano Ligure, Pontremoli, Collecchio, fino alla Pianura Padana. In questo caso raggiunge anche una stazione di stoccaggio non troppo distante dall'aeroporto militare di Ghedi che, per la precisione, si trova vicino al confine con Montichiari. A Parma, invece, si trova la sede del Comando Rete Pol (Petroleum Oil Lubricant) che monitora questo enorme flusso che ha toccato l'apice dello sfruttamento durante i bombardamenti sul Kosovo nella seconda metà degli anni Novanta. L'oleodotto attraversa anche i territori di Fiesse, Isorella, Calvisano e Visano, L'elenco presente nei carteggi dell'Aeronautica è molto lungo, considerando che comprende anche i paesi toccati dai rami di tubatura dismessa, come quella che un tempo raggiungeva la ex base missilistica in località Marcandone, al confine tra Manerbio e Cigole, chiamata a difendere le bombe nucleari stoccate a Ghedi. •

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