Manerbio si ribella al nascente polo logistico

di Valerio Morabito
Il teatro civico di Manerbio affollato per l’assemblea pubblica
Il teatro civico di Manerbio affollato per l’assemblea pubblica
Il teatro civico di Manerbio affollato per l’assemblea pubblica
Il teatro civico di Manerbio affollato per l’assemblea pubblica

Il fronte contro il polo logistico di Manerbio è sempre più trasversale e radicato. Non tanto, o meglio non solo perchè il collettivo che guida la mobilitazione, da Slow Food a Legambiente, è formato da movimenti e associazioni che rappresentano ogni voce della società civile.

IL «NO» COME AVVENUTO per il mega macello affossato prima che l’imprenditore promotore del progetto finisse nei guai per reati fiscali in Polonia, viene dal basso, dalla gente.

La conferma è arrivata ieri sera nel corso della partecipata assemblea pubblica convocata in un teatro civico gremitissimo sulla controversa operazione approvata dalla Giunta. In occasione dell’incontro il Comitato civico ha annunciato il ricorso al Tar contro l’autorizzazione concessa alla struttura che occuperà 127 mila metri quadri di area incastonata fra la sp 668 Lenese e il casello della A21. Nonostante la mega struttura rientri nei canoni del Piano del governo del territorio, per il fronte dei contrari ci sono palesi elementi di cricità di natura ambientale, ma non solo.

ROBERTO BUSSI del coordinamento provinciale Basta Veleni ha evocato il referendum. «Il polo logistico rischia di minare la qualità della vita dei residenti di Manerbio e sarebbe dunque giusto che siano i cittadini a pronunciarsi».

Bussi ha anche ironizzato anche sui 400 nuovi posti di lavoro legati all’impianto. «Le stime occupazionali diffuse dal Comune lasciano sinceramente il tempo che trovano». Don Gabriele Scalmana, responsabile della pastorale del Creato della diocesi ha posto l’accento «sulla totale mancanza di etica di un’operazione speculativa fondata su un modello economico che sta rovinando la società».

Il sacerdote ha poi sottolineato che il cemento minaccerà un sito archeologico di pregio come le cascine Monasterino e Monastero. Duro l’affondo di Dario Balotta, responsabile del settore trasporti di Legambiente che sta mettendo a punto un progetto alternativo a impatto ambientale zero per l’area. «La Bassa è una distesa di capannoni vuoti generati da operazioni speculative che hanno rovinato territorio e imprenditori come dimostra l’infinita lista di immobili messi all’asta nell’ambito di procedure fallimentari - ha affermato Balotta-: il progetto di Manerbio è all’apparenza senza prospettive e privo di ogni sostenibilità economica e non si riesce a capire quali interessi reali lo muovano». Lo stesso sindaco di Manerbio che con grande franchezza e trasparenza non si è sottratto al dibattito ha lasciato trapelare che esistono ancora delle questioni da chiarire a partire dalla complessa architettura di società direttamente o indirettamente coinvolte nell’operazione.

LA PROPRIETÀ DELL’AREA originariamente della Minervium, società in liquidazione, «è stata acquistata dalla Sgr Serenissima che realizzerà il polo logistico per un’azienda che non conosciamo - ha spiegato Samuele Alghisi -: il Comune non incasserà un euro, ma è chiaro che pretenderemo delle opere di compensazione per il territorio».

In realtà grazie alla compravendità, la Minervium potrà per prima cosa saldare degli oneri arretrati dovuti all’ente locale. «Non sappiamo quale sarà l’impatto ambientale semplicemente perchè non si conoscono le attività che saranno sviluppate sulla piattaforma - ha affermato Alghisi -. Il proponente ha il diritto di presentare un piano su cui ragioneremo partendo da un vincolo non mediabile: le cascine storiche non saranno rase al suolo».

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