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SALO'
"Un polo sanitario dove c'è la Tavina"

di Pietro Gorlani
Dibattito acceso sul trasloco della Tavina
Dibattito acceso sul trasloco della Tavina
Dibattito acceso sul trasloco della Tavina
Dibattito acceso sul trasloco della Tavina

«La cittadinanza non ha completa consapevolezza di cosa significhi la trasformazione dell’area agricola di Pratomaggiore nella nuova sede della Tavina; ma credo siano in pochi a Salò a volere altre 350 seconde case al posto dell’attuale stabilimento». A parlare è Fabio Frassoni, del comitato sorto a fine 2006 per contrastare l’operazione edilizia sulla quale viaggia in sintonia l’amministrazione Cipani e l’importante azienda di imbottigliamento di acqua minerale. «Il nostro è un comitato assolutamento apartitico - ci tiene a precisare Frassoni, fratello minore dell’europarlamentare dei Verdi, Monica Frassoni - e mette insieme persone di centrodestra e di centrosinistra, che sono stanche di vedere il territorio continuamente ostaggio del cemento». La battaglia del comitato riguarda soprattutto il nuovo Piano di governo del territorio che il Comune sta adottando; sono lì dentro le coordinate che permetteranno questa operazione edilizia. «Il sindaco vuole chiudere il pgt entro fine anno, certamente prima della campagna elettorale della primavera prossima, che si giocherà in buona parte anche sulla vicenda Tavina». Semplificato al massimo la questione è in questi termini: l’amministrazione darebbe disco verde al nuovo complesso edilizio in cambio di opere compensative (ristrutturazione ex teatro, case popolari, via San Benedetto) per oltre 10 milioni di euro. Nell’area produttiva esistente alle Zette (40mila metri quadri) nascerebbe un albergo e circa 350 appartamenti per un totale di 120mila metri cubi. Il controvalore dell’operazione? «Si fa presto a calcolare: circa 350 appartamenti da 80 metri quadri l’uno, per 3500 euro a mq fanno 100 milioni di euro». «Noi non siamo solamente il comitato dei no - aggiunge Frassoni -; abbiamo anche avanzato proposte alternative. Ad esempio: abbiamo proposto che nell’attuale stabilimento Tavina si realizzasse un nuovo ospedale, uno stabilimento termale o strutture sanitarie di cui possa godere anche la popolazione. Tavina avrebbe avuto in cambio la struttura del vecchio ospedale da trasformare in abitazioni. Ne abbiamo parlato con il sindaco nel gennaio 2008, ma si è dichiarato non interessato alla proposta. Ne abbiamo parlato con Mara Azzi, direttore dell’azienda ospedaliera di Desenzano, ma ora sono arrivati i fondi per la sistemazione della struttura danneggiata dal sisma del 2004, e finchè ci saranno i lavori (circa 1 anno e mezzo, ndr) non è possibile cambiare destinazione d’uso». A Salò si prospetta un autunno davvero caldo: il comitato darà battaglia a questo pgt in base a due principi: «Dagli anni Sessanta ad oggi il cemento sul territorio comunale è aumentato del 50% e serve un’inversione di tendenza - chiude Frassoni -. Altre sono le priorità: il problema occupazionale dato dalla carenza di alberghi e uffici; il futuro dell’ospedale; la carenza idrica del paese, nonostante ci sia una azienda che imbottiglia oltre 1 milione di bottiglie al giorno».

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