A 91 anni fa rinascere il suo affresco giovanile

di Cinzia Reboni
L’artista di Gussago con l’assistente  Giuseppina Rampini di InzinoLa mecenate  Andreina Panzerini A 91 anni Adriano Grasso  Caprioli ha deciso di rifare l’affresco ex voto dipinto negli anni Cinquanta Lo storico palazzo Rodengo
L’artista di Gussago con l’assistente Giuseppina Rampini di InzinoLa mecenate Andreina Panzerini A 91 anni Adriano Grasso Caprioli ha deciso di rifare l’affresco ex voto dipinto negli anni Cinquanta Lo storico palazzo Rodengo
L’artista di Gussago con l’assistente  Giuseppina Rampini di InzinoLa mecenate  Andreina Panzerini A 91 anni Adriano Grasso  Caprioli ha deciso di rifare l’affresco ex voto dipinto negli anni Cinquanta Lo storico palazzo Rodengo
L’artista di Gussago con l’assistente Giuseppina Rampini di InzinoLa mecenate Andreina Panzerini A 91 anni Adriano Grasso Caprioli ha deciso di rifare l’affresco ex voto dipinto negli anni Cinquanta Lo storico palazzo Rodengo

Cinzia Reboni Una leggera sfumatura sotto l’occhio sinistro, una pennellata turchese per «accendere» le pieghe dell’abito. La santella di palazzo Rodengo a Castegnato è quasi ultimata, e la sua Madonna non nasconde segreti, «spiata» dai passanti che, incuriositi, hanno aperto un piccolo varco nel telo bianco che avvolge il ponteggio per ammirarne in anteprima i contorni. I MURI DELLA DIMORA di via San Martino si arricchiscono di una nuova storia. La più antica risale al XVII secolo, quando la famiglia Rodengo fece edificare il palazzo su una preesistente abitazione signorile. Nel 1717 l’edificio fu acquistata da monsignor Bonicelli, prima di passare, un secolo dopo, alla famiglia Cazzago. Nella seconda metà dell’Ottocento un nuovo proprietario, la famiglia Panzerini: «I miei avi comprarono due palazzi a Castegnato - spiega Andreina Panzerini, che divide col marito le suggestive stanze di via San Martino -. Anche quello della frazione Cave ha una storia antica da raccontare». Durante la Seconda guerra di Indipendenza, prima della battaglia di Solferino del 1859, all’arrivo delle truppe in paese Lorenzo Panzerini aprì il suo palazzo a Vittorio Emanuele II, che ne fece per qualche tempo il suo quartier generale. DOVRÀ passare ancora quasi un secolo prima di scrivere un’altra storia. «Mia madre, Emilia Cadei, aveva fatto un voto - racconta Andreina Panzerini -: durante la Seconda guerra mondiale, in seguito a un bombardamento aveva perso la casa in piazzetta Paganora, in città, e aveva promesso alla Madonna che se il palazzo di Castegnato fosse rimasto in piedi le avrebbe dedicato una santella». E così fu. Contattato l’artista Adriano Grasso Caprioli, a quei tempi giovanissimo e alle prime armi - era appena tornato dalla Svezia, dove aveva frequentato l’Accademia di Belle Arti e dove le atmosfere e i paesaggi del Paese scandinavo avevano stimolato la sua creatività - gli avevano affidato l’incarico. «Lavorava dietro i teli, non faceva trapelare nulla - spiega Andreina -. Una volta ultimato il dipinto, mia mamma restò un po’ scioccata: era una Madonna moderna, molto colorata. Anche la gente del paese, probabilmente per scarsa preparazione artistica e culturale, la guardava con sospetto. Poi, col passare del tempo, ci siamo abituati: alla fine piaceva a tutti. A me in particolare: il viso mi ricordava quello di mia sorella Marina. Ho sempre avuto il sospetto che il pittore si fosse ispirato proprio a lei». Poi, con gli anni, il tempo e le infiltrazioni d’acqua hanno rovinato il dipinto. Da qui la decisione di effettuare il restyling, sollecitato anche dal sindaco Gianluca Cominassi con l’intento di «preservare le cose belle del paese e valorizzarle». MA CHI POTEVA mettere mano a quella Madonna così originale, se non lo stesso autore? Ed è così che Adriano Grasso Caprioli, oggi 91enne, 64 anni dopo ha riportato a Castegnato gli attrezzi del mestiere e si è messo a lavorare, a un metro da terra, per ridare luce e colore alla sua «creatura». «Quando l’ho dipinta era il 1954 - ricorda -, avevo 27 anni, mi ero appena sposato. Ero un debuttante quando il papà di Andreina, mi commissionò la santella. Il mio primo vero lavoro...». Osserva con occhio attento la nuova Madonna, il profilo, il Bambinello che tiene in braccio. «Un restauro non era possibile - spiega l’artista -: troppi i danni dovuti alle infiltrazioni d’acqua. Mi sono offerto di rifarla, quasi identica. Ma non del tutto... Paganini non ripete». Sul muro c’è incollato il disegno preparatorio. «La Madonna è un soggetto sempre un po’ triste - spiega Grasso Caprioli -: io ho cercato di renderla più soave e più contemporanea, mettendo assieme più particolari: la natività, la morte, l’annunciazione e lo sposalizio». Accanto all’artista c’è Giuseppina Rampini di Inzino, «una delle mie prime allieve: allora aveva 21 anni, è stata una delle poche a proseguire nella professione». Ma cosa ha portato nuovamente Adriano Grasso Caprioli a Castegnato? «Quando mi hanno detto di rifare la santella non sapevo se accettare: a 91 anni stare in piedi tutto il giorno su un’impalcatura non è cosa facile». Ma di star fermo non se ne parla neanche: «ho in previsione una mostra a Brescia, e la mia produzione è elevata: quest’anno ho già dipinto 118 quadri». Quasi una media di dieci al mese. «Macchè - corregge lui prontamente -: siamo solo ad ottobre, ad arrivare a fine anno mancano ancora due mesi...». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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