«Just Eat» non mette appetito Al palo il cibo a portata di app

di Massimiliano Magli
Un’insegna pubblicitaria promuove il servizio di Just EatIl Ristorant Pier prima a Rovato e ora a Coccaglio ignora «Just Eat»
Un’insegna pubblicitaria promuove il servizio di Just EatIl Ristorant Pier prima a Rovato e ora a Coccaglio ignora «Just Eat»
Un’insegna pubblicitaria promuove il servizio di Just EatIl Ristorant Pier prima a Rovato e ora a Coccaglio ignora «Just Eat»
Un’insegna pubblicitaria promuove il servizio di Just EatIl Ristorant Pier prima a Rovato e ora a Coccaglio ignora «Just Eat»

È una applicazione mondiale per ordinare cene, kebab, pizze, sushi e altre leccornie da far recapitare a casa propria, ma l’Ovest bresciano trova sinora «Just Eat» a dir poco indigesta. Chiamale se vuoi prudenze di periferia, resta il fatto che questa applicazione, una volta scaricata sul telefonino, riserva zero possibilità per chi abita nell’Ovest bresciano. PER VERIFICARNE il gradimento abbiamo preso in considerazione tre grandi centri: Chiari, Rovato e Palazzolo, con i relativi Comuni intorno, visto che il servizio è garantito in un raggio di circa 15 chilometri. Basta digitare gli indirizzi di questi paesi e il risultato è zero. Lo chef Carlo Cracco ha bocciato questa soluzione, definendola uno snaturamento e un impoverimento del sistema di ristorazione. Opinioni, ovviamente, ma i dati di fatto in provincia sono impressionanti e le motivazioni non mancano: da un lato una ristorazione ancora troppo tradizionale per affidarsi al web, dall’altro realtà che già ricorrono alla consegna a domicilio ma che non intendono ricorrere a ulteriori intermediari, dopo che già hanno attivato investimenti per tale servizio. Per questo motivo abbiamo voluto sentire tre attività, una per ognuno dei principali centri dell’Ovest. A Chiari lo storico ristorante pizzeria Bella Napoli: «È un servizio che non interessa ad attività come la nostra. Lavoriamo da sempre sul posto e queste applicazioni non crediamo possano migliorare significativamente la nostra offerta». A Palazzolo la pizzeria gourmet Da Diego: «È un servizio sicuramente interessante - spiega - potrebbe attecchire anche qui anche se non ne sento personalmente il bisogno. Certo, credo che l’assenza di iscritti si spieghi con il fatto che la ristorazione deve fare due conti con tutto. In primis c’è da considerare che questo servizio richiede una commissione. A questa è da sommare anche la commissione qualora il destinatario del servizio richieda pagamento con carte. Per cui a conti fatti si rischia di finire in una bolla di sapone». Anche il Ristorante Pier, prima a Rovato e da qualche mese a Coccaglio, esprime un commento analogo: «Il gioco non vale la candela - dicono i titolari - anche perché già bisogna investire su mezzi e su una persona dedicata alla consegna a domicilio. Inoltre aumentano i costi di contabilità per un servizio che è a parte rispetto agli scontrini del ristorante. E infine ci si trova a che fare con le commissioni della app e con quelle di eventuali banche». A questo si aggiunge che molti ristoratori hanno già attrezzato un servizio di consegna a domicilio, che tuttavia preferiscono gestire autonomamente per non aumentare i costi. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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