Smaltimento alla Macogna, due a processo

di Cinzia Reboni
Una manifestazione contro la discarica nella primavera del 2015Sulla discarica pende un ricorso al Consiglio di Stato
Una manifestazione contro la discarica nella primavera del 2015Sulla discarica pende un ricorso al Consiglio di Stato
Una manifestazione contro la discarica nella primavera del 2015Sulla discarica pende un ricorso al Consiglio di Stato
Una manifestazione contro la discarica nella primavera del 2015Sulla discarica pende un ricorso al Consiglio di Stato

Aspettando il verdetto del Consiglio di Stato che pronuncerà l'ultima parola sul destino della discarica, la Macogna approda in un'aula del tribunale penale. Conferimento di rifiuti non conformi al limiti fissati dall'autorizzazione è l'accusa contestata dalla Procura a due persone coinvolte a vario titolo nella gestione della partita di scorie sospette (macerie e scarti di acciaieria) approdate nel bacino di Cazzago nell'estate del 2015.

AI DUE IMPUTATI è stato notificato nei giorni scorsi il decreto di citazione a giudizio, che non prevede l'udienza preliminare. Compariranno direttamente davanti al giudice in aprile. La Provincia si costituirà parte civile nel procedimento giudiziario scaturito dall'inchiesta aperta dal pm Silvia Bonardi.

L'11 settembre di due anni fa la Procura fece scattare il sequestro di una porzione della discarica di proprietà della Drr incastonata fra Cazzago, Travagliato, Berlingo e Rovato, da sempre nel mirino di amministrazioni locali, ambientalisti e comitati civici. L'indagine venne aperta proprio sotto la spinta di un esposto del Comitato «No-Macogna», che a sue spese aveva fatto analizzare ad un laboratorio privato - l’Indam di Castelmella - dei campioni di rifiuti dello stock conferiti in discarica l'8 luglio. I referti avevano fatto emergere il superamento dei valori di molibdeno, bario e Tds, ossia i solidi disciolti totali che resistono anche alla filtrazione dell’acqua. L'anomalia era stata confermata dall’Arpa, anche se l'esito non fu speculare a quello dei test effettuati sugli stessi campioni dal laboratorio privato, nel senso che l’Agenzia regionale per l’Ambiente rilevò concentrazioni fuori norma soltanto di un parametro.

Dopo le controanalisi chieste dalla Drr e gli accertamenti tecnici sui rifiuti tumulati, il 28 settembre la Procura autorizzò il dissequestro dei bacini della discarica e dell’area servizi, ad eccezione della parte interessata dallo smaltimento dei rifiuti «anomali». Rifiuti che sono poi stati rimossi. Nel frattempo, nell’aprile di quest'anno la gestione dell'impianto da 1,3 milioni di metri cubi della Macogna è passata dalla Drr alla Eredi Compagnia Nazionale srl. Nei giorni scorsi, proprio la «Eredi» ha ottenuto dalla Provincia l’autorizzazione a scaricare: dai 20 camion giornalieri di rifiuti e 20 di materiale per l’approntamento del bacino di conferimento, si è passati a 37 di inerti e 3 di terra e argilla. Una concessione che ha aperto un altro fronte di polemiche.

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