Violenza sulla
87enne: la chiave
si cela nel dna

Il palazzo di giustizia di Brescia
Il palazzo di giustizia di Brescia
Il palazzo di giustizia di Brescia
Il palazzo di giustizia di Brescia

L’esito dell’esame del dna ha fissato un punto fermo nell’inchiesta sulla violenza sessuale ai danni di una 87enne di Castelcovati. Ma dalla consulenza sulle tracce biologiche repertate sulle lenzuola del letto e la biancheria della vittima si attendono nuovi e importanti riscontri.

Il deposito della perizia è atteso in questi giorni. Nel frattempo l’unico indagato per lo stupro resta Sain Petrisor, manovale di 32 anni, scarcerato dopo aver trascorso 39 giorni in cella fra Brescia e Pavia. L’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere è la conseguenza delle conclusioni del perito incaricato dal pm Ambrogio Cassiani, che ha stabilito come il liquido seminale ritrovato sulla biancheria del letto della vittima non appartenga al manovale. Si tratta però solo di un primo tassello del segmento dell’indagine affidata al «laboratorio».

«L’ESAME DEL DNA è ancora tutto da verificare, stante la fondamentale circostanza che il consulente tecnico della procura non ha ancora depositato la consulenza ma solo le conclusioni», osserva Ilaria Ciocchi, il legale della famiglia dell’anziana. Dalle pagine della consulenza, insomma, potrebbero emergere elementi chiave in grado di modificare radicalmente gli attuali scenari investigativi. «Fermo restando - precisa Ilaria Ciocchi - che davanti a una prova scientifica, seppur da vagliare in ogni sua sfaccettatura, era doveroso il provvedimento di scarcerazione».

PER RISALIRE al responsabile della violenza sessuale compiuta durante un’irruzione notturna nella casa della pensionata, saranno determinanti anche i risultati delle analisi affidate al Ris sulla torcia e il coltello impugnati dal responsabile della violenza. Un incubo - durato un’ora -, che la pensionata ha descritto con dovizia di particolari. Una violenza brutale certificata dagli esami medici che hanno riscontrato lesioni alle zone genitali.

Per quattro giorni la vittima, in comprensibile stato di shock, ha provato a dimenticare la terribile esperienza. Eloquente anche in chiave psicologica la sua scelta di lavare gli indumenti intimi e le lenzuola, per provare a rimuovere lo stupro, e di non parlare con nessuno dell’ aggressione subìta nella notte.

ALLA FINE HA TROVATO il coraggio di denunciare l’abuso: ai carabinieri prima, e al magistrato poi, con grande forza d’animo e lucidità non ha omesso nessun particolare dello stupro, ribadendo anche in sede di interrogatorio con la formula dell’incidente probatorio che l’aggressore fosse il vicino di casa Sain Petrisor. Che, anche dopo la scarcerazione decisa sulla scorta delle conclusioni del test del dna, resta l’unico indagato.

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