Troppo caldo e poco fieno:
ora gli alpeggi sono a rischio

di Giuseppe Spatola
Annata difficile per chi ha scelto la transumanza in alpeggio per far passare alle mucche l’estate in quota
Annata difficile per chi ha scelto la transumanza in alpeggio per far passare alle mucche l’estate in quota
Annata difficile per chi ha scelto la transumanza in alpeggio per far passare alle mucche l’estate in quota
Annata difficile per chi ha scelto la transumanza in alpeggio per far passare alle mucche l’estate in quota

Il troppo caldo e poco fieno in quota mettono in crisi gli alpeggi bresciani. A causa della siccità l’allarme fieno sugli alpeggi si è allargato a macchia d’olio in tutta la provincia. Secondo un monitoraggio della Coldiretti Lombardia nelle province di Brescia e Bergamo, come del resto a Como, Lecco e Sondrio, sui pascoli di montagna si registra in media un calo del 20% di erba a disposizione del bestiame.

«Una situazione di allerta che riguarda circa 600 alpeggi lombardi con oltre 800 malghe - ha spiegato Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia - la maggior parte delle quali concentrate in provincia di Sondrio (37%), Brescia (30%), Bergamo (24%), Como (8%), Lecco (8%), ma presenti anche nel Pavese».

In tutta la regione i prati a pascolo superano i 109mila ettari, di cui quasi la metà in provincia Sondrio, e ben 27 mila ettari nel Bresciano (21 mila ettari nella Bergamasca, quasi 10 mila in provincia di Como, oltre 2.600 nel Lecchese e 500 ettari in provincia di Pavia).

Appezzamenti a pascolo sono presenti anche a Varese (257 ettari), Mantova (146 ettari), Cremona (103 ettari), Milano (42 ettari), Lodi (22 ettari) e Monza Brianza (12 ettari).

Intanto negli alpeggi i foraggi sono letteralmente bruciati dal caldo. Coldiretti ha sollecitato la Regione anche per le ripercussioni sul periodo obbligatorio di pascolamento previsto dalle direttive europee.

Se non subentreranno condizioni climatiche più favorevoli, non sarà possibile rispettare i termini stabiliti, per non compromettere le condizioni degli animali.

INOLTRE, IN UNA PROVINCIA in cui buona parte dei monti sono adibiti a pascolo, la siccità sta provocando danni incalcolabili alle produzioni d’eccellenza del territorio.

«Quest’anno la stagione è partita molto male - ha spiega Aldino Buccio allevatore di vacche di latte a Bagolino (Brescia) e produttore di formaggio Bagoss che ogni estate si reca alla malga Valbuna -: siamo arrivati in malga a metà giugno e la poca erba presente a causa del caldo e della siccità era già in fiore con una reale scarsità di cibo per gli animali. Se dovesse tornare il caldo afoso con 35 gradi, saremo costretti a rientrare prima in azienda con maggiori costi per l’affitto della malga e per il reperimento di fieno e materia prima, come mais e soia, per l’alimentazione degli animali». Non solo.

«Sono 47 anni che andiamo in alpeggio e non abbiamo mai visto una situazione del genere - hanno proseguito gli allevatori -. L’erba è davvero poca, per colpa del freddo in primavera e della siccità che non ci dà tregua. Quest’anno saremo costretti a riportare in stalla in anticipo i 160 capi che possediamo tra manze, vitelli e vacche da latte. Sono arrivato in alpeggio alla fine di giugno e al massimo tornerò indietro il 20 settembre, sempre che l’erba basti». Da qui l’appello di Coldiretti alla Regione perchè consideri lo stato di grave necessità in cui sono costretti a lavorare gli allevatori bresciani per colpa della siccità. Giuseppe.spatola@bresciaoggi.it

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