Addio a Prestine
fra malinconia
e aspettative

Il centro di Prestine: da oggi il paese sparirà dall’elenco dei Comuni
Il centro di Prestine: da oggi il paese sparirà dall’elenco dei Comuni
Il centro di Prestine: da oggi il paese sparirà dall’elenco dei Comuni
Il centro di Prestine: da oggi il paese sparirà dall’elenco dei Comuni

Luciano Ranzanici

Prestine addio. Da oggi il piccolo paese camuno scompare dalla mappa dei Comuni. Trascorsa una settimana dalla pubblicazione sul Burl della Regione, l’incorporazione a Bienno diventa ufficiale a tutti gli effetti.

Il sindaco Franco Monchieri e gli amministratori a fine mandato celebreranno lo storico passo alle 15, incontrando in biblioteca i cittadini.

Si volta pagina dunque, in una comunità che è specchio fedele di un referendum vinto dai «sì» di stretta misura, e resta divisa fra scettici, preoccupati e curiosi. Ma a prevalere è l’ottimismo, sia pure pervaso da una retrogusto di malinconia.

Logico che alla vigilia del passaggio epocale non si parli d’altro. In piazza San Francesco Maestro Bianchi, proprio di fronte al municipio e al ristorante «Al Videt», punti di ritrovo dei residenti, si respira un clima sereno, dopo le roventi polemiche che hanno accompagnato la consultazione popolare di dicembre.

«IL DADO È TRATTO - osserva un pensionato a spasso nel centro del paese -, inutile recriminare anche se un po’ di commozione ti prende pensando che Prestine scompare».

I sostenitori del fronte del «no» non alzano più la voce, ma fanno notare che i «sì» alla fusione hanno vinto per soli 11 voti, e rivolgono ancora il loro pensiero a quei 70 emigranti che non hanno espresso la loro preferenza. «Forse se avessero votato - rimarca un commerciante -, oggi saremmo qui a raccontare un’altra storia.

«La fusione di fatto esiste già da lungo tempo - osserva un cliente del ristorante Videt -: in questi anni sono state moltissime le famiglie che da Bienno si sono trasferite a Prestine».

C’è chi la butta sull’ironico: «Prestine ha fatto un affare perché ora avremo due mercati in una settimana - fa osservare sorridendo un giovane avventore del ristorante -. Comunque i 400 mila euro che lo Stato verserà nelle casse comunali di Bienno per 10 anni - aggiunge facendosi serio -, sono un bell’incentivo alla fusione. Il nostro è stato un matrimonio di interesse». Ma c’è anche chi teme che i finanziamenti diventino un’arma a doppio taglio. «Quei fondi devono potenziare i servizi, altrimenti le nozze saranno state inutili», osserva una studentessa in piazza San Francesco.

I PARERI sono articolati: c’è chi spera che «Prestine si possa ripopolare», superando gli attuali 400 abitanti, altri residenti si augurano invece «che l’incorporazione dia slancio all’edizilia e rivitalizzi un centro storico ormai da troppo tempo in declino».

Sullo sfondo resta però un latente campanilismo difficile da scalfire. «Abbiamo la scuola materna, una farmacia efficiente e persino l’ufficio postale, che senso aveva aggregarci?», si domanda un pensionato. Gli fa eco un amico che ricorda con malcelato orgoglio quando Prestine «veniva definita la Boario Alta, rispetto a Bienno».

A proposito di una condivisione civica con il centro valgrignino, qualche residente ha rispolverato la storia ricordando che nel 1927, con Regio Decreto del 27 ottobre, il Comune di Prestine venne unito temporaneamente con Bienno, e che nel decennio 1920-1930 fu realizzata una nuova strada di collegamento fra i due paesi. A quei tempi figure di spicco a livello amministrativo furono il maestro Bortolo Trombini ed il commendator Lorenzo Tottoli. Il paese tornò Comune autonomo nel 1947 con Decreto legislativo, emesso dal Capo provvisorio dello Stato. Ora un nuovo ritorno al passato che guarda... al futuro. Da stamattina Prestine scomparirà ufficialmente dalla mappa dei Comuni bresciani.

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