Agricoltura, lotta agli sprechi I fondi abbandonati rinascono

Una parte degli appezzamenti recuperati a Malegno Uno scorcio panoramico del paese
Una parte degli appezzamenti recuperati a Malegno Uno scorcio panoramico del paese
Una parte degli appezzamenti recuperati a Malegno Uno scorcio panoramico del paese
Una parte degli appezzamenti recuperati a Malegno Uno scorcio panoramico del paese

Claudia Venturelli C’è un importante patrimonio agricolo a rischio scomparsa distribuito qua e là anche in Valcamonica. È rappresentato dagli appezzamenti abbandonati dallo spopolamento montano, e a Malegno hanno deciso di valorizzarlo. Ci stanno riuscendo grazie ai piccoli fondi concessi in convenzione dai privati che non li curavano più, e finora hanno recuperato ottomila metri quadrati; la metà dei quali donati direttamente al Comune. IL TUTTO nell’ambito di una campagna che ha coinvolto anche la Fondazione Cariplo e l’Associazione nazionale dei comuni virtuosi, che ha scelto Malegno come ente pilota in questa sperimentazione. L’obiettivo è appunto recuperare i terreni abbandonati e dare loro una seconda vita produttiva mettendo a dimora viti e ulivi da coltivare con criteri biologici. Ci si lavora da tempo e proprio perché sperimentale il progetto va a rilento, «ma quasi ci siamo», commenta con entusiasmo il sindaco Paolo Erba che è stato promotore dell’iniziativa; un piano che ha ricevuto dal bando comunità resilienti di Fondazione Cariplo 95mila euro e il via libera alla collaborazione dal Consorzio forestale «Pizzo Camino». Sarà infatti il consorzio, dopo aver effettuato l’estirpazione delle erbe infestanti, a occuparsi di quella che diventerà una «cooperativa di comunità». Il consorzio e non, come inizialmente previsto, la cooperativa Agricola, «un po’ perché è una realtà già presente sul territorio, oggi sempre più in difficoltà ma che fa lavorare tante persone - ricorda il primo cittadino -. Ci piacerebbe che, d’accordo con gli altri comuni, potesse inserire una nuova linea di impresa che è quella dello sviluppo agricolo sostenibile». Intanto i soldi della fondazione, che si aggiungono a quelli già stanziati dagli enti locali che hanno consentito i primi lavori, sono già stati destinati e serviranno a ripulire un ettaro di bosco e a coltivare l’area già ripulita della località Castello» ma anche ad avviare la sperimentazione della cooperativa di comunità che si affida a una rete (con Comunità montana, Sol.Co e Unione Antichi borghi) e che naturalmente, arricchendo l’esperienza, potrà impiegare in questa iniziativa anche persone svantaggiate o disoccupate di lungo corso. CI VORRÀ del tempo però: «L’obiettivo messo nel programma operativo per l’anno prossimo è quello di ripulire un’altra area e di coltivare due ettari; considerando i tempi necessari per l’acclimatamento e per la successiva crescita delle piante fino alla fase produttiva presumo che il primo raccolto possa avvenire nel 2020-2021. E saranno i nostri figli a raccogliere i frutti», chiude il sindaco Erba. •

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